
di Antonio Passanese
FIRENZE
Arriva per ultimo, pochi minuti prima che inizi la convention ’Sarà Firenze’ – organizzata al Tuscany Hall da Cecilia Del Re per chiedere le primarie nel Pd – e la sua presenza (ovviamente) non passa inosservata. Il numero due di Italia Viva, il senatore Francesco Bonifazi, siede in prima fila, davanti al palco, spalla a spalla con babbo Del Re. E chissà che saranno detti. Accanto, un’altro ’pezzo grosso’ del partito, la new entry Rosa Maria Di Giorgi. Poche parole, quelle del tesoriere di Iv, che danno il senso della sua partecipazione ma anche del malumore che serpeggia a casa Renzi per l’accelerazione su un nome, quello di Sara Funaro, deciso senza alcun tipo di dialogo, senza condivisione con i possibili alleati. "Sono felice di essere qui dove ho incontrato persone amiche – afferma Bonifazi – Ciò non sta a significare che Italia Viva appoggerà Cecilia, ma questo è un momento di ascolto e confronto per la città, e credo sia giusto esserci". E poi la stoccata ai maggiorenti dei Democratici (e in particolare a Dario Nardella): "Trovo incomprensibile che qualcuno abbia deciso di disertare questo appuntamento". Al Tuscany Hall arrivano in mille per ascoltare Del Re, e dopo un ricco buffet, lo spettacolo prende il via. Lei, la protagonista della serata, nel suo discorso si appella direttamente alla segretaria Elly Schlein: "E’ il momento di non stare più zitte e zitti. Elly, tu hai chiuso qui la tua campagna elettorale a febbraio scorso, e dopo aver vinto hai giustamente detto che ’non ti avevano vista arrivare’, perché quando una donna non fa paura, la si lascia correre, la posizione di vice, di numero 2 va bene, è tollerata. A me invece mi avevano vista arrivare, e per questo mi hanno fermata e continuano a farlo. Due situazioni diverse, ma frutto della medesima società patriarcale: puoi spezzarla tu, di nuovo, indicendo le primarie, per rafforzare il PD, la partecipazione, ma soprattutto per la storia di Firenze".
L’ex assessora conferma che non farà alcuna lista, nè tantomeno abbandonerà il Pd come era circolato e la presenza dei renziani sembra prospettare. Innegabile, tuttavia, l’amarezza per la forte chiusura dei dem locali: "Quello che appunto dispiace è che in direzione, nella prima che c’è stata, il segretario cittadino disse che il percorso avrebbe portato alle primarie in assenza di un nome unitario e condiviso", risponde Del Re a chi le chiede se considera ancora possibile una mediazione, se non un accordo. "È ovvio – puntualizza – che noi crediamo nelle primarie ma se poi ci fosse stato un nome forte e condiviso, poteva anche essere valutato. Non siamo contrari a priori, questo nome però non solo non è venuto fuori, ma non c’è stato nemmeno proposto. Quindi non c’è stato nessun tavolo e siamo qui per far sentire la nostra voce". L’ex titolare della delega all’Urbanistica, nei giorni scorsi avrebbe avuto più di un incontro con i maggiorenti del partitone – a cominciare dal segretario Emiliano Fossi – e un dialogo è aperto con lo steso governatore Eugenio Giani. Confronti che sembrano non esserle bastati. Ma lei punta i piedi: "Non mi è stato proposto nemmeno un confronto, se c’è un nome unitario deve essere forte, condiviso da tutti". Un pensiero condiviso anche da un altro esponente dem, Andrea Marcucci: "Il Pd è nato con le primarie, grazie alle primarie. Quelle che insediarono il fondatore Walter Veltroni, poi quelle vinte da Bersani, da Renzi, da Zingaretti, da Elly Schlein, ed ancora quelle che hanno consentito a tanti sindaci e governatori di mettere in campo alleanze vincenti. Il tramonto delle primarie in Sardegna, a Firenze, e forse anche in Piemonte, segna indubitabilmente la fine di un’epoca".
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