Giovanni
Pallanti
Oggi 11 novembre Fedor Dostoevskij compie 200 anni. E’ nato a Mosca nel 1821 ed è morto a San Pietroburgo nel 1881.
Scrivo al presente perché Dostoevskij non è morto. I suoi libri sono ancora vivi e parlano alla coscienza dell’umanità. Il grande scrittore russo ha detto: "La bellezza salverà il mondo". E "tra Cristo e la verità scelgo Cristo".
Il mistero di colui che è morto in croce per redimere l’umanità dal peccato, è il fondamento dell’ispirazione letteraria di Dostoevskij.
In ogni suo libro il peccato e l’abiezione umana sono lo scenario dei suoi personaggi e delle sue storie. L’essere umano scopre e soffre, quando sprofonda nel male, la natura divina della vita.
A Firenze Dostoevskij soggiornò due volte. Una targa collocata in piazza Pitti al numero civico 22 lo ricorda ancora oggi.
In una lettera scritta a mano, che io ho letto nel museo della famiglia, a Pozzallo in Sicilia, Giorgio La Pira scrive a un amico che la sua conversione al cristianesimo era dovuta proprio alla lettura di Dostoevskij.
Scrittori ispirati cristianamente, anche coevi dell’autore delle e dei ’Fratelli Karamazov’, non hanno, nel tempo, la stessa modernità.
E’ proprio per questa ragione che, a lui che ha subito la persecuzione dello zarismo e ha conosciuto il dolore, è giusto fare gli auguri di ’buon compleanno’.