BARBARA BERTI
Cronaca

Il ruolo dell’ex dg Marco Giorgetti. E i verbali ancora non ufficiali. Lite anche in Commissione cultura

FdI ’anticipa’ i motivi della bocciatura. Pd infuriato: "Come fanno a sapere?" .

L’ex direttore generale della Pergola, Marco Giorgetti

L’ex direttore generale della Pergola, Marco Giorgetti

E se fosse una sorta di ’vendetta’ dopo la scelta di far uscire di scena il direttore generale Marco Giorgetti, una decisione che vedeva la contrarietà del ministro Giuli? A questa domanda la sindaca di Firenze Sara Funaro, in qualità di presidente del cda della Fondazione Teatro della Toscana, si limita a dire "non sta a me rispondere". Ma la spaccatura tra Comune e dg, divenuta nel tempo sempre più netta e insanabile fino alla conclusione del rapporto con una conciliazione all’Ispettorato del lavoro, avvenuta lo scorso 20 maggio, torna d’attualità nel giorno in cui tre dei sette componenti della Commissione consultiva per il teatro del Mic presentano le dimissioni al ministro della Cultura a causa "della scelta della maggioranza della Commissione di voler declassare la Fondazione teatro Nazionale della Toscana". Da Palazzo Vecchio si è sempre parlato di una riorganizzazione del teatro, di un cambio di passo anche per rimettere i conti in ordine. A Giorgetti, infatti, era stato chiesto di rivedere il bilancio, di ’sforbiciare’ senza ’danneggiare’ la parte artistica. Ma l’arrivo di un direttore artistico di alto profilo come Stefano Massini non sarebbe stata gradita al manager in aspettativa dal Mic, per quasi 25 anni alla Pergola. Se in sua difesa si era già espresso il ministro della Cultura Alessandro Giuli, adesso anche Federico Mollicone, presidente della commissione cultura della Camera e Responsabile nazionale cultura e innovazione di Fratelli d’Italia parla del suo allontanamento come uno sbaglio.

"Un vero atto di autoritarismo amministrativo della sindaca Funaro che ha sostituito un direttore generale, confermato solo l’anno precedente, che aveva portato il teatro a livelli qualitativi mai riconosciuti prima, ha fatto tagli nei finanziamenti e nel bilancio, ha portato una discontinuità progettuale e un’interruzione dei rapporti internazionali, entrambe caratteristiche proprie dei teatri nazionali". Per Mollicone, inoltre, "sono state notate delle discordanze tra quanto dichiarato nelle comunicazioni alla direzione generale rispetto a quanto stabilito in Cda. La scelta della commissione è stata autonoma e tecnica. Funaro pensa che la Pergola sia una sezione Pd ma non è così". Sulla stessa linea Alessandro Amorese, capogruppo Fdi nella commissione cultura della Camera.

Al momento però il verbale della Commissione ministeriale non è noto e, così, i dem della commissione Cultura della Camera si chiedono "quali informazioni abbiano Mollicone e Amorese (e chi gliele abbia fornite) se sono in grado di anticipare contenuti e motivazioni di un verbale non ancora pubblicato sul declassamento della Pergola". I democratici si chiedono, quindi, "con che titolo parlano di verbali non noti e di presunte discrepanze tra le comunicazioni alla dg e al Cda? Le loro affermazioni, se confermate dimostrerebbero una grave interferenza politica in un procedimento tecnico". Per i dem "quello che sta emergendo è un metodo preoccupante: l’uso strumentale di ruoli istituzionali per colpire amministrazioni sgradite e indirizzare scelte culturali e amministrative in base alla convenienza politica. È esattamente il contrario dell’autonomia che si dovrebbe garantire a istituzioni culturali di rilevanza nazionale".

Barbara Berti