"Il Parlamento salvi Sammezzano"

Vittorio Sgarbi ha presentato una proposta di legge e chiesto allo Stato di acquisirlo per evitare il degrado

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di Manuela Plastina

Il futuro di Sammezzano passa ora anche dal parlamento grazie a Vittorio Sgarbi: il noto storico dell’arte ha presentato infatti una proposta di legge per "l’acquisto del castello da parte dello Stato, per la sua tutela e per la destinazione di esso a fini di pubblico interesse". Il bene, trasformato nella seconda metà dell’800 dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona in stile orientale, appartiene ad una società italo-inglese che l’acquistò all’asta oltre 20 anni fa, senza mai però riuscire a realizzarvi l’ambizioso piano di recupero e valorizzazione per farne un grande resort di lusso.

Nel 2017 la società è stata dichiarata fallita, con castello finito all’asta, ma andata deserta. Nel 2019 la proprietà è uscita dal fallimento, potendo riprendere in mano il bene in terra reggellese.

La proposta di legge è stata redatta da Francesca Agostino, tecnico legislativo-parlamentare, e presentata dall’onorevole Vittorio Sgarbi a tutela di questo unicum internazionale e per proteggerla dal suo inesorabile deterioramento. Il documento arriva dopo tanti appelli, lanciati alle istituzioni, da parte del comitato "Save Sammezzano", da anni è in prima linea per promuovere il recupero, la fruibilità e la tutela del bene. Del castello di Leccio si occupa da tempo anche il Fai, organizzando visite guidate dopo averlo inserito tra i "luoghi del cuore", e nella votazione popolare promossa dallo stesso l’edificio si è sempre classificato ai primi posti. Inoltre un anno fa l’attuale presidente del Fai Marco Magnifico (al tempo vice) aveva lanciato un appello, destinato proprio al governo italiano, per chiedere anche lui di acquistare e restaurare il castello proprio attingendo alle risorse del Recovery Fund. Ma ad oggi non c’è stato alcuno sviluppo dell’iniziativa, se non fosse per Sgarbi, che riprova a metterlo al centro del dibattito politico.

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