OLGA MUGNAINI
Cronaca

Il medico dei giganti di roccia "Guarisco i moai dell’Isola di Pasqua attaccati dal fuoco e dai licheni"

Lorenzo Casamenti, restauratore della scuola Lorenzo dei Medici, in partenza per una nuova spedizione "Dopo l’incendio dello scorso ottobre abbiamo i test per trovare il prodotto che pulisca senza danneggiare".

Il medico dei giganti di roccia  "Guarisco i moai dell’Isola di Pasqua  attaccati dal fuoco e dai licheni"
Il medico dei giganti di roccia "Guarisco i moai dell’Isola di Pasqua attaccati dal fuoco e dai licheni"

di Olga Mugnaini

Col loro sguardo severo e minaccioso continuano da oltre mille anni a proteggere gli abitanti di Rapa Nui, la mitica Isola di Pasqua nell’Oceano Pacifico, al largo delle coste del Cile.

Ma ormai i moai, le centinaia e centinaia di ciclopiche statue scolpite nella roccia vulcanica alte fino a nove metri, non sembrano avere più alcun sospetto sull’amicizia di Lorenzo Casamenti, il restauratore fiorentino, che da qualche anno ha trovato la cura per il loro male più grande: i licheni, che attaccano la pietra porosa fino a creare crettature e sfaldamenti. Non solo, adesso Casamenti è persino capace di guarire le ferite inferte dal terribile incendio doloso dell’ottobre scorso.

Così, dopo molte missioni già compiute in compagnia degli allievi della Scuola di restauro Lorenzo dei Medici, è di nuovo partito alla volta di Rapa Nui, con la sua valigia di medicamenti altamente tecnologici, per iniziare le terapie e riportare i moai al loro colore naturale. E, ancora una volta, la spedizione è pagata e sostenuta dall’istituto fiorentino per cui lavora. Ossia, lavoro gratis per il governo cileno.

Casamenti, cosa farà in questa nuova missione?

"Iniziamo a testare direttamente sui moai il prodotto che abbiamo messo a punto a Firenze nei nostri laboratori, dopo le prove già eseguite su alcune pietre bruciate e prelevate ai piedi delle statue. Chiaramente, prima di intervenire direttamente sugli originali, sia l’Unesco che le autorità dell’Isola, hanno chiesto garanzie sui risultati con saggi preventivi".

Quanti sono i moai danneggiati dalle fiamme?

"Una sessantina su 1042".

Come ha trovato la cura per le statue?

"Abbiamo fatto numerosi test con Leonardo Borgioli, è che il direttore del laboratorio tecnico scientifico della Cts di Firenze con cui collaboro da anni. L’importante era non usare solventi corrosivi o prodotti tossici. Alla fine abbiamo messo a punto questa combinazione con prodotti all’acqua che ci ha dato in Italia risultati fantastici, senza alcuna controindicazione. Siamo andati a Rapa Nui a marzo e abbiamo effettuato i saggi su alcune pietre bruciate accanto ai moai. I risultati sono stati ottimi".

Come procederete?

"Prendiamo il nostro sapone secco emulsionabile con l’acqua e lo stendiamo sulle parti bruciate con uno spray e un pennello. E ci aspettiamo che, come avvenuto sui campioni già eseguiti, questo lavaggio faccia venire via tutto il nero addensato nei porti della pietra. E’ un’emozione vedere l’acqua scura cola giù e riporta la roccia al suo colore originale. Perché il fumo è una brutta bestia, se si ossida dentro la pietra poi non si rimuove più senza forti prodotti chimici".

Chi sarà il primo paziente?

"E’ un moai “in piedi”, e non “tombato”, della collina di Rano Raraku, alto sei metri, più tre nel terreno, in tutto nove metri, che si trova proprio dove è avvenuto l’incendio".

Come è stato possibile?

"E’ una zona con erba alta, molto secca. Le fiamme sono partite in sei punti diversi, il vento ha portato l’incendio sulla collina di Rano Raraku dove tutti i moai hanno preso fuoco. Adesso dobbiamo rimuovere il nero del fumo e poi pensare a curare i licheni, la vera malattia".

Chi l’aiuterà?

"Ho già un gruppo formato da anni con persone del luogo che sta lavorando secondo le mie indicazioni, con tecnici e guardie del parco. Hanno imparato bene cosa fare e quindi potranno proseguire anche senza di me. Io tornerò la prossima primavera con gli studenti della Lorenzo dei Medici per pulire un altro moai dal fumo e dai licheni".

Mille leggende sui moai...

"Una parte sono rivolti verso il mare, altri verso la terra. I primi erano un segnale per chi arrivava, come dire “attenzione, qui ci siamo noi”. Quelli con lo sguardo verso l’isola erano una sorta di accompagnatori dei forestieri. Ma il mistero del loro significato è ancora il fascino di queste creature di pietra".