A Firenze Eriksson si contraddistinse per la professionalità e per la forte empatia verso i propri giocatori e verso l’ambiente fiorentino in genere. Una dimostrazione, in questo senso, la ebbe anche il sottoscritto quando, neanche quindicenne, assistette prima amichevole stagionale dei viola a Castel del Piano il 24 luglio 1988. Quella mattina, in una dimensione oramai lontana dalle modalità moderne, i tifosi si intrattennero a lungo, come tradizione, con i giocatori in una sorta di happening per le vie del vecchio borgo. Non contento della possibilità di conoscere tutti i miei idoli e preoccupato dalle voci secondo cui Baggio potesse essere relegato alla panchina, mi avvicinai a Eriksson e, in maniera forse anche troppo spavalda, gli chiesi se veramente Baggio avrebbe iniziato quella gara dalla panchina.
Lui mi guardò fisso per un attimo, con quegli occhi venuti dal freddo che mai scorderò. Io pensai che, al massimo, mi avrebbe concesso un autografo, snobbando quella mia impertinente richiesta. Con mio stupore, invece, Eriksson replicò: "Vedi… occi Baggio cioca…", aggiungendo anche i motivi per cui erano sorti i dubbi sul suo possibile impiego. Preso, purtroppo, dall’irrefrenabile contentezza derivante dal fatto che il mister mi stesse dedicando tempo ed attenzione, non riuscii, ahimè, a sentire le altre parole pronunciate con quel gradevole accento svedese. Il gigante e il… bambino.
Roberto Vinciguerra