
Gino Bartali nacque a Ponte a Ema nel 1914. La sua famiglia non era ricca e Gino dovette lavorare fin da giovane. Nel 1931 Oscar Casamonti, meccanico di biciclette dove lavorava come apprendista, convinse il padre che Gino avesse un talento incredibile con la bici. Fu così che iniziò un percorso straordinario fino a diventare il più grande ciclista italiano del tempo. Vinse tre giri d’Italia, due Tour de France e numerose corse. La seconda guerra mondiale impedì lo svolgimento della sua attività, privandolo di tante vittorie. Ricordiamo due episodi della sua vita. Il primo segnò dolorosamente il giovane: nel 1936 perse il fratello Giulio che sulla discesa del San Donato si scontrò con un’auto. Un curioso aneddoto è legato invece alla salita dei Moccoli, vicino alle Cinque vie, uno strappo al 13% che Gino percorreva senza mani. Si chiamerebbe così o perché l’elevata pendenza faceva imprecare i barrocciai, o per tradizione religiosa: nel periodo della candelora la strada veniva illuminata fino alla chiesa da piccole candele dette moccoli. Dopo aver concluso la carriera, Bartali iniziò quella industriale come produttore di moto e motociclette con “Mototecnica dell’Italia Centrale srl“. Tra i numerosi modelli, nella memoria dei giovani degli ’50-’60 c’è il Gabbiano 125.