REDAZIONE FIRENZE

I narcos, la droga e il clan albanese Presi 84 banditi

Raffica di arresti, sequestrate 4 tonnellate di coca. Inchiesta internazionale partita da una rissa a Novoli

Un scrigno che, aperto, ha svelato un tesoro: la clamorosa operazione ‘Los Blancos’, lo sgretolamento di una organizzazione di trafficanti albanesi, concentrica: 3 bande riunite in una,‘Kompania Bello’, capace di rapportarsi ai narcos colombiani e messicani, quelli del Cartello di Sinaloa. Di ottenere il ‘permesso’ a trattare – botte di milioni – di l’acquisto di partite di coca dai produttori ecuadoregni. Panetti marchiati, coi loghi – ‘Bello’ o ‘RS6’ – come garanzia di qualità delle roba. E di affare ‘pulito’. Il cartello organizzava carichi di quintali alla volta, con la regola del ’50 e 50’, metà del carico di proprietà degli albanesi, metà dei sudamericani.

Risultati obbiettivi della poderosa inchiesta: in cinque anni 84 arresti, più 31 martedì tra Firenze, Modena, Genova, Pisa, Lucca, in Albania, Belgio, Emirati Arabi, Germania, Olanda, Grecia, Romania, Ungheria, Ecuador. Un trafficante martedì è stato preso a Dubai dove ha 5 appartamenti, Rolls Royce e Lamborghini. Sequestrate negli anni quasi 4 tonnellate di coca di ottima qualità e recuperati nei vari blitz – ormai uniti dal medesimo filo conduttore investigativo – oltre 56 milioni di euro.

Lo ‘scrigno’ trovato dalla Questura che ha ricostruito la circostanza. Siamo nel 2015: la polizia accorre in piazza delle Medaglie d’Oro, su una rissa tra albanesi. Gli accertamenti si orientano verso lo sfruttamento della prostituzione. Viene sequestrato un blackberry, ma anziché accantonarlo quelli della Mobile lo ‘decrittano’. Dentro, una miniera di contatti e di informazioni. Quegli albanesi sono una cellula di una delle tre organizzazioni concentriche.

Così è partita da lontano l’operazione ‘Los Blancos’; così signficativo, questo episodio, da essere espressamente citato e lodato, ieri, dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho: si è complimentato con la squadra Mobile diretta da Antonino De Santis per la volontà di approfondire. E "ancora una volta con la procura di Firenze, per la capacità mostrata da questo ufficio di proiettarsi in ambito internazionale".

Indagini per la Dda fiorentina diretta dal procuratore Giuseppe Creazzo coordinate dal sostituto procuratore Giulio Monferini, in stretto collegamento con altre autorità giudiziarie e forze investigative europee specie quella olandese, di volta in volta interessate. Quando l’indagine ha assunto dimensioni incredibili, di portata internazionale, è stata creata una squadra investigativa comune, un join investigation team: servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, Direzione centrale della Polizia Criminale, naturalmente la Mobile di Firenze, Direzione centrale per i servizi antidroga, sotto l’"egida" di Eurojust e Europol.

Eurojust è l’unità di cooperazione giudiziaria dell’Unione Europea, un’agenzia dell’Unione europea: si compone di un procuratore o ufficiale di polizia per ogni Stato membro che formano il Collegio dell’organizzazione, con un presidente; Europol, ufficio europeo di polizia è una agenzia dell’Unione Europea finalizzata alla lotta al crimine nel territorio degli Stati dell’Unione.I numeri dell’indagine sono rilevantissimi e la magistratura ha disposto sequestri preventivi di beni degli arrestati. Ma va evidenziata la capacità degli investigatori di superare l’impermeabilità dei clan albanesi che trattano coi cartelli sudamericani più temibili e spietati; albanesi che dominano sul fronte dell’importazione di cocaina in Europa, specie tramite i porti di Anversa, Rotterdam, Brema.

"Ma – ha aggiunto Francesco Messina, direttore della Direzione centrale anticrimine – il nocciuolo tecnico operativo investigativo è stata la capacità di entrare nelle loro piattaforme tecnologiche criptate utilizzate per dialogare da committenti e produttori. Sappiamo che le organizzazioni criminali sempre anticipano l’utilizzo della tecnologia, noi però ci siamo entrati".

giovanni spano