PAOLO
Cronaca

I ciclisti veri e la superstrada a pedali

Paolo

Pellegrini

Bell’idea, sì, la superstrada a pedali da Firenze a Prato. Soprattutto se la progettano e la fanno davvero, come si sente dire, a quattro corsie. Una strada vera. Ecco, perché a me, ciclista da velocipede sportivo con regolare tutina in lycra e ditino medio sempre all’erta nei confronti dell’automobilista screanzato di turno, a me alla fin fine me ne fregherebbe il giusto. Eh sì, dai: la ciclabile non fa per noi, che si va in giro a mandrie disordinate e scomposte, salvo che ogni tre per due c’è un quattroruote che ne stende qualcuno, magari colpevole solo di andare per le strade a praticare lo sport che più gli piace. No, a noi delle ciclabili interessa poco. Perché si sciupa la media, che diamine, e poi devi star attento a non arrotar vecchiette e non metter sotto bambini che magari verrebbero su bene perché viaggiano già con la biciclettina (ma levagliele le rotelline, dai...), ma sono appunto bambini, vanno piano, zigzagano, s’impauriscono… Dice: ma è regola, ci devi passare per forza anche te con la tutina il lycra il casco fluo il giubbottino attillato la specialissima costosissima. Insisto, quando posso ne faccio a meno. Poi però vedi le ciclabili, quelle vere, quelle a quattro corsie, o vietate ai pedoni. E cambi idea. La Val Pusteria, settanta chilometri in mezzo ai monti, cinquecento metri di dislivello; la Val Venosta, altri ottanta chilometri di aria buona (sì, vabbè, compresi i tanfi dei cavalli e delle mucche…); la ciclabile del Garda, uno spettacolo, e anche la ciclabile del Ponente Ligure, 24 km lungomare da Imperia a Sanremo e altrettanti viceversa, addirittura con i meccanici e i bar apposta per te, come la meravigliosa Passau-Vienna, 300 km da fare in sette giorni senza quasi sentire il puzzo di una macchina… Ma poi, senti me. Vale comunque la pena di farla. Così magari un po’ di pendolari riscoprono “mobilità alternative”. Così, cara signora, non avrà scuse: ci si allena, e si perde peso all’aria aperta. E lo vuole un consiglio? Ci vada, da Firenze a Prato sulla ciclabile. Ci son le pesche del Sacchetti e le paste del Mannori, ad aspettarla.