"I bimbi? Vogliono giocare e dimenticare"

Wi-fi, tablet e minestre a cena. I 21 minori ucraini accolti nell’Istituto degli Innocenti hanno già preso confidenza con la loro nuova ‘casa’

di Manuela Plastina

I più grandi hanno chiesto il tablet e il wi-fi, i più piccoli non hanno apprezzato la minestra di farro servita per la loro prima cena a Firenze. I 21 minori ucraini accolti nell’Istituto degli Innocenti di età tra i 3 e i 17 anni (solo 4 ne hanno più di 14) hanno già preso confidenza con la loro nuova ‘casa’. Hanno lasciato l’orfanotrofio in cui vivevano vicino Kiev, accompagnati da due tutori legali.

Sono arrivati a Leopoli dopo un viaggio difficile e rischioso, per poi salire su uno dei due pullman organizzati da una task force composta da Save the children con il Consiglio italiano dei rifugiati Cir, la Prefettura e il Comune di Firenze, il ministero per la famiglia, la protezione civile nazionale e il sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Uniti nell’emergenza per portare via dalla guerra gli ospiti dell’orfanotrofio, ma anche altri 42 bambini con le loro mamme. Durante il viaggio di 26 ore verso la Toscana, oltre agli operatori di Save the children si son presi cura di loro anche un pediatra volontario e due volontari della comunità ucraina di Roma che hanno fatto da mediatori linguistici. Per i 21 ragazzini si sono aperte le porte del simbolo per eccellenza dell’accoglienza: all’Istituto degli Innocenti sono state allestite in tempo record delle stanze per accoglierli al meglio.

"Sono un gruppo molto unito– dice la presidente degli Innocenti Maria Grazia Giuffrida –. Appena scesi dal pullman hanno chiesto di correre, muoversi, giocare. Hanno portato con sé anche il gatto Bujia, la loro mascotte. Alcuni sono fratelli tra loro, ma tra tutti sono una grande famiglia che non va divisa". Per loro Istituto e Comune hanno già avviato progetti educativi e sociali. C’è chi ha realizzato disegni, con lunghe file di auto e di carri armati.

"Ognuno ha vissuto a proprio modo la guerra – dice la direttrice italiana di Save the Children Rafaela Milano-, i più grandi in maniera consapevole, i più piccoli meno. Hanno le loro ferite che contiamo di curare, anche chiudendo i riflettori su di loro, affinchè possano vivere una nuova normalità". La missione che ha portato in Italia i giovani ucraini, sottolinea il presidente Eugenio Giani, è "un sistema di accoglienza all’avanguardia. Il cuore autentico di Firenze e della Toscana si esprime in questo modo".

Attualmente dai dati delle prefetture di tutta la Toscana sarebbero 2.500 i profughi ucraini registrati nella nostra regione, ma almeno altri 500 non si sono ancora fatti registrare. L’80% è accolto nelle case di familiari che già vivevano qui. "Sono persone di medio-alta cultura che hanno voglia di integrarsi, di lavorare – dice ancora Giani -. Si tratta a poco a poco di dare a ciascuno non solo la dimensione dell’accoglienza, ma anche la prospettiva del lavoro: ci stiamo lavorando con la nostra agenzia dei centri dell’impiego".

Per i bambini c’è anche la prospettiva della scuola, "anche se molti preferiscono continuare a seguire le lezioni a distanza con i loro insegnanti. È importante permetterglielo, per poter mantenere un contatto con la loro terra e la loro comunità".

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