ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

Ginevra Taddeucci, la ragazza d’argento. ‘Basta stress, nuoto leggera. E fuori dall’acqua sono insicura’

A Singapore è diventata la prima italiana a vincere tre medaglie individuali in un mondiale. “Dopo Doha ho pensato di smettere. L’otite prima della gara, piangevo con mamma al telefono”

Ginevra Taddeucci

Ginevra Taddeucci

Firenze, 20 luglio 2025 – Libera come le acque dove bracciata dopo bracciata ha coltivato il suo talento. Tenace perché quando le correnti la spingono giù lei continua a nuotare. E così macina chilometri, incamera medaglie una dopo l’altra con determinazione disarmante.

Ma anche una ragazza “semplice, sempre sorridente e insicura” che è partita da Lastra a Signa e a Singapore ha fatto la storia, diventando la prima italiana a portare a casa tre medaglie individuali in un’edizione mondiale. Perché Ginevra Taddeucci, la ragazza d’argento capace in pochi giorni di mettersi al collo tre medaglie nelle gare da 10, 5 e 3 chilometri), dentro l’acqua si trasforma. “Quando mi tuffo sento che posso farcela, che sono capace di tutto”, risponde da Singapore. “Risentiamoci tra un’oretta che adesso ho la riunione per preparare la gara di domani”. Già, le medaglie potrebbero diventare addirittura quattro nella staffetta mista di oggi. Sarebbe un en-plein clamoroso. Richiama lei.

Fuori dall’acqua invece chi è Ginevra?

“Una persona semplice, sempre allegra e sorridente. In acqua magari non si percepisce, ma in realtà sono molto insicura di me stessa, penso spesso di non farcela”.

Come se lo spiega?

“Perché in acqua è diverso, ragiono per obiettivi. Una volta che mi tuffo, scatta qualcosa dentro. Nella vita invece penso di non essere all’altezza, al di sotto delle altre”.

Però è lei quella che in questi giorni ha fatto una meravigliosa e storica tripletta...

“La gara più difficile è stata la 10 chilometri. Faceva un caldo terribile, l’acqua era a 31 gradi”.

Cos’è per lei il nuoto?

“Una passione, fin da bambina. Con il tempo sono arrivate grandi soddisfazioni ma il mio percorso è stato difficile. Ho sempre nuotato controcorrente, c’era sempre qualcosa da dimostrare, dovevo mettere sempre la mano davanti alle altre, andare al massimo, altrimenti non bastava mai”.

C’è stato un momento in cui ha pensato di mollare?

“L’anno scorso, quando sono arrivata 22esima ai mondiali di Doha, dovevo piazzarmi almeno 13esima per partecipare alle Olimpiadi. È stato il momento più buio, non so dove ho trovato le forze per continuare”.

Però non ha mollato. E a un mese dai Giochi...

“Sono arrivata quarta al Trofeo Settecolli di Roma e ho fatto quel maledetto tempo per strappare il pass olimpico. È stato il momento più bello in assoluto, anche più del bronzo che di lì a poco avrei vinto nella Senna. Certo, la medaglia alle Olimpiadi è stato l’apice. Desideravo da morire un successo individuale. E da quel momento in poi è cambiato il mio approccio con lo sport”.

Ovvero?

“Dopo Parigi ho vissuto il nuoto in maniera non dico meno seria, ma sicuramente meno stressante. Ho imparato la leggerezza”.

E così ha diminuito i carichi di lavoro in allenamento...

“Prima mi allenavo anche dieci volte a settimana e ogni sessione durava due o due ore mezzo. Adesso ho ridotto di una seduta”.

E ha trovato una piscina che la ospita dopo che a Empoli, dove abita il suo allenatore, le chiesero di pagare il biglietto d’ingresso...

“La piscina di Lastra a Signa, a seicento metri da casa mia. Da tre anni a questa parte mi hanno dato una grossa mano. Comunque sono rimasta molto legata anche a Empoli, i rapporti sono buoni. Forse si sta muovendo qualcosa per tornare, vediamo...”.

E invece il suo rapporto con Firenze?

“Anche se vivo a Lastra a Signa, Firenze è il mio posto nel mondo, sono innamorata della città. Quando torno dalle trasferte e vedo il Cupolone mi sento sollevata, mi sento a casa”.

A chi ha dedicato le medaglie?

“Le ultime due al mio allenatore Giovanni Pistelli e al mio fidanzato Matteo Furlan che si subisce i miei allenamenti e mi sostiene sempre”.

E la prima?

“Ai miei genitori: mi hanno accompagnato in piscina fin da quando avevo 9 anni. E quando tornavo a casa mia mamma era lì, mi aiutava con i compiti. È lei che ho chiamato appena arrivata a Singapore. Avevo l’otite, stavo male, piangevo. Lei mi ha dato la forza. Dietro i miei successi ci sono i miei genitori”.

Tra un anno dove si vede?

“Dopo la gara di domani (oggi, ndr), inizieranno le vacanze, approfitterò per fare un giro fra Thailandia e Malesia, poi andrò in Tanzania con il mio ragazzo. E poi non so: devo ritrovare serenità, questo è uno sport difficile, sono giovane ma non così tanto, è una fase cruciale della mia vita. Per adesso mi piace non pensare troppo al futuro”.