PIER FRANCESCO NESTI
Cronaca

I funerali del poliziotto Petti, con la Volante fino al cielo. Lacrime e rabbia: “Ciao Matteo”

La giunta, i vertici della questura e tanti colleghi alle esequie del padre della vicesindaca di Campi. La figlia: “Orgoglioso della divisa, ci faceva sentire protetti”. Lampeggianti e applausi all’uscita

Amici e colleghi applaudono all’uscita del feretro dalla pieve di Santo Stefano, a Campi

Amici e colleghi applaudono all’uscita del feretro dalla pieve di Santo Stefano, a Campi

Campi Bisenzio, 25 luglio 2025 – Il dolore composto dei figli, Federica e Francesco, l’abbraccio dei colleghi. Dentro e fuori la chiesa. Una chiesa gremita di persone e di affetto. Si è rivelata, come prevedibile, insufficiente la Pieve di Santo Stefano per contenere tutti coloro che hanno voluto salutare per l’ultima volta Matteo Petti, 59 anni, sostituto commissario di polizia morto domenica scorsa in un incidente stradale a Calenzano mentre era in motocicletta insieme alla sua compagna Alessandra Tosi, anche lei poliziotta, tuttora ricoverata in ospedale.

Almeno 500 i presenti al funerale celebrato da don Marco Fagotti: tanti abbracci, molti occhi lucidi e la consapevolezza che trovare una risposta a quanto successo non ci è concesso. Almeno nella vita terrena perché, come ha sottolineato don Fagotti nella sua omelia, «di fronte a morti così incomprensibili, ce lo chiediamo tutti perché sia potuto accadere. Ed è nella sofferenza più profonda che dobbiamo fidarci solo della risposta che solo Dio saprà darci».

In chiesa il sindaco di Campi, Andrea Tagliaferri, insieme a tutta la giunta, il presidente del consiglio comunale, Antonio Montelatici, il Questore di Firenze, Fausto Lamparelli, e, a rappresentare rispettivamente Regione e Città metropolitana, i consiglieri Fausto Merlotti e Massimo Fratini. Ma anche il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, i Carabinieri della Compagnia di Signa e di Campi, la Polizia municipale e numerosi consiglieri comunali.

E tanta gente comune, con gli occhi increduli e il desiderio di trovare conforto in chi c’era accanto. «La vostra presenza – ha aggiunto Don Fagotti – è il vero riconoscimento a un uomo che ha servito lo Stato». A ricordare il padre, a conclusione della Santa Messa, è stata Federica, «insieme al fratello a salutare la seconda radice della nostra vita. Matteo era un uomo che onorava la divisa e ne era orgoglioso. Ed è stato un babbo che ci ha sempre insegnato a vivere la nostra vita, seppur indipendenti e liberi, ma con lui vicino ci sentivamo protetti». Dal punto di vista professionale, ma legato a doppia mandata a quello umano, lo hanno fatto prima Sandro Nencioni, dirigente dell’Ufficio immigrazione, dove Matteo Petti lavorava – sarebbe andato in pensione fra un anno – e il Questore Lamparelli. Con la voce ‘incrinata’, ma con il desiderio di ricordare e rendere omaggio a a una persona davvero speciale. «Matteo – ha detto Nencioni – era un pilastro del nostro lavoro. Lo ricordiamo per la sua dedizione, ma soprattutto per la sua umanità. Un vero esempio per tutti e che a tutti mancherà».

«Ho sempre considerato i miei colleghi – ha ribadito il Questore Lamparelli – come dei familiari. Viviamo tutti i giorni gomito a gomito e i rapporti che si creano fra di noi sono principalmente di natura umana. E sono stati sufficienti questi ultimi quattro giorni per capire fino in fondo quale fossero il valore e i sentimenti di Matteo, una persona estremamente sensibile e che si faceva ben volere da tutti. Un uomo con una grande passione per la Polizia e per la divisa che indossava. Era infatti a un anno dalla pensione, ma non voleva smettere di imparare cose nuove. E se come ho detto prima noi siamo come una famiglia, vogliamo far parte anche della vostra famiglia e a Federica e Francesco dico che per voi ci saremo sempre».

Un lungo applauso, i lampeggianti delle Volanti accese e un «Ciao Matteo», urlato da un collega, a squarciare il silenzio davanti alla chiesa, hanno poi preceduto quello che è stato il suo ultimo viaggio, scortato da una volante e da due agenti a bordo delle loro motociclette.