
Il generale Bruno Bartoloni, comandante regionale della Guardia di Finanza, ad arresti appena eseguiti, sottolineò la portata dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal sostituto Fabio Di Vizio; una diimostrazione plastica che il Sistema-Cina nel nostro distretto è florido e prospera anche perché evade tantissimo. Ma anche che si avvale di un altro sistema: quello di (alcuni) professionisti italiani che aiutano a eludere e ad aggirare norme fiscali e tributarie. Forse non a caso la procura a pochi mesi dal clamore suscitato da 29 arresti a luglio, con epicentro investigativo lo studio associato Venezia di Sesto Fiorentino, ha già chiesto il rinvio a giudizio di 42 persone, tra cui cinque professionisti dello studio in questione.
L’udienza preliminare davanti al gup Angeli Fantechi inizierà il 23 maggio all’aula bunker. Con udienze successive fissate il 6, 13 e 27 giugno e l’11 luglio. Otto le parti offese: 7 curatori fallimentari di ditte cinesi e la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate. Tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio, numerosi imprenditori cinesi, titolari veri, o teste di legno, di oltre 80 aziende operanti nel settore della produzioni di articoli di pelletteria che attraverso il cosiddetto meccanismo ‘apri e chiudi’, si sottraevano sistematicamente al pagamento delle imposte. Come funziona? In sintesi: si aprono le aziende a ritmo vorticoso, se ne cambia a stento la denominazione, in realtà capannoni e macchinari sono gli stessi. E anche i dipendenti: nella casa-lavoro si lavora a ritmo incessante, a nero, impera la schiavitù dei ‘dipendenti’, si produce, si vende, si guadagna. Moltissimo alcuni boss e amici dei boss, una miseria tanta povera gente che non ha inseguito il sogno italiano. E’ stata qui ’deportata’, specie dalla provincia dello Zhejiangang.
Quando è il momento di restituire il dovuto in termini di tasse e imposte, a maggior ragione nel Paese che ti ospita e ti ha dato l’opportunità di accrescere e di conquistare interi mercati, o ampie fette di mercati, le aziende suddette chiudono. E buonanotte ai ‘suonatori’ del Fisco. Ciò prima dei due-tre anni, ciclo di vita limite di tempo oltre i quali è concreta la possibilità che il sistema dei controlli avvii accertamenti dettagliati, a partire dallo studio analitico di molte dichiarazioni fiscali altrimenti light, leggere diciamo. A quel punto gli accertamenti porterebbe inevitabilmente a effetti sanguinosi per i commercianti-evasori. Da qui le sparizioni (apparenti) e le ri-apparizioni (vere) delle ditte. Nel caso di specie il meccanismo era reso possibile – per i pm – grazie alla complicità dei professionisti dello studio di Sesto. Le ditte individuali finite nel mirino adempivano solo in modo formale agli obblighi dichiarativi fiscali e contributivi. Accumulavano debiti consistenti verso l’erario. Non li saldavano fidando in un ciclo di vita breve (ma falso): in media tre anni, in modo da eludere i controlli.
L’importanza di questa indagine per conoscere dall’interno – e perseguire – un sistema fraudolento di complicità e sinergie che creano un danno enorme al Fisco quindi ai contribuenti onesti chiamati inevitabilmente a pagare di più a causa di questa ingente elusione di tasse e tributi, ha fatto aprire a un secondo filone d’inchiesta chiuso a gennaio. Indagati altri 48 imprenditori cinesi. Stessa accusa: frode fiscale.
giovanni spano