
Nuovo spunto sui contatti tra Bellini e un ex Sismi nell’anno in cui ci fu l’attentato ai Georgofili
FIRENZEArchiviata dal gip la posizione di Paolo Bellini, ma dalle indagini svolte dalla Dda sul suo ruolo di “ispiratore“ della strategia mafiosa culminata negli attentati del 1993, permangono "carenze" nelle ricostruzione delle motivazioni della sua azione e del contesto in cui essa maturò. Tanto che dalle carte con cui i pm hanno rinunciato all’azione penale nei confronti dell’ex Avanguardia Nazionale (condannato in primo e secondo grado per la strage del 2 agosto 1980) affiora un nuovo spunto che riguarda i contatti tra Bellini e un ex elemento del Sismi di Bologna nell’anno in cui a Firenze esplose l’autobomba ai Georgofili, cinque vittime e danni incalcolabili agli Uffizi.
Bellini, negli interrogatori, ha fornito una spiegazione dei suoi contatti con il boss mafioso Antonino Gioè al quale, secondo le accuse, avrebbe suggerito l’idea di attentare ai beni artistici. Ha riferito di aver agito perché inserito in una struttura segreta denominata “gli amici di Piccoli“, esponente Dc, e di essersi infiltrato in Cosa nostra di propria volontà per ’sdegno’ dopo la strage di Capaci. Affermazione, quest’ultima, di "assoluta inverosimiglianza", secondo i pm, mentre "non hanno trovato riscontro" le dichiarazioni sull’esistenza dell’organizzazione "anche in considerazione del decesso della maggior parte dei presunti appartenenti e della connessa impossibilità di acquisire le necessarie conferme".
stefano brogioni