BARBARA BERTI
Cronaca

Fiorino d’Oro a Patuelli. L’abbraccio di Firenze : "L’incontro con La Pira fu una vera emozione"

In Comune la consegna della massima onorificenza cittadina "Quanti ricordi, a Palazzo Vecchio mi sono sposato con la mia Giulia. Sono arrivato col treno da Ravenna: allora la Faentina funzionava...".

Fiorino d’Oro a Patuelli. L’abbraccio di Firenze : "L’incontro con La Pira fu una vera emozione"

Fiorino d’Oro a Patuelli. L’abbraccio di Firenze : "L’incontro con La Pira fu una vera emozione"

"Il primissimo ricordo? Sul treno che da Ravenna mi avrebbe portato a Firenze, passando per Marradi. A quei tempi la Faentina funzionava bene: nonostante il tratto tra San Piero e le Caldine fosse ancora fuori uso a causa dei bombardamenti, e il convoglio passava da Pontassieve, in tre ore arrivai a destinazione. Era settembre 1969 e io stavo andando a iscrivermi all’università". Così Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi), si tuffa nei ricordi che lo legano a Firenze, dove ha ricevuto il Fiorino d’Oro, la massima onorificenza cittadina. "Un grande onore" il commento a caldo. In una gremita sala degli Elementi di Palazzo Vecchio, alla presenza delle autorità civili e militari cittadine, si è tenuta una cerimonia carica di emozioni. Il sindaco Dario Nardella è stato il primo a emozionarsi: "Questo è un momento istituzionale ma anche di amicizia, quella costruita con lui in questi anni e ora Firenze lo accoglie a braccia aperte".

Un’accoglienza che Patuelli ha sentito fin dalla prima volta che è arrivato in città. "Non ho mai preso parte alle questioni divisive della città" dice Patuelli che ha sempre lasciato Guelfi e Ghibellini alle pagine della storia. "D’altronde sono originario di là dall’Appennino" aggiunge in tono scherzoso il ravennate, ma bolognese di nascita. "Sono venuto a Firenze per studiare: ho frequentato la facoltà di Giurisprudenza in via Laura e mi sono laureato nel 1975. Per la verità mi mancano pochi esami per una seconda laurea, in lettere con indirizzo storico. Chissà che da pensionato non finisca anche quel percorso..." spiega. I primi due anni li ha vissuti in uno studentato. "Ho alloggiato all’istituto Stensen, all’epoca gestito dai gesuiti. Eravamo centoventi fra ragazzi e ragazze, divisi solo in base ai piani. Quella dello Stensen fu un’esperienza anche formativa: si potevano svolgere attività culturali, il cineforum era solo una delle tante, perché c’era una sala convegni e una per la musica, c’era anche il campetto da calcio. Mi colpì molto questo fortissimo pluralismo culturale" racconta ancora il presidente dell’Abi che già da ragazzino aveva le idee chiare. "A padre Alessandro Dall’Olio dissi: vorrei conoscere Giorgio La Pira, che poi è stato mio professore. Lui mi combinò l’incontro e andai a conoscerlo in una clinica privata di via Venezia dove era ricoverato preventivamente per una broncopolmonite. Gli feci un’intervista per il giornale studentesco per cui lavoravo. Ero molto incuriosito da questo personaggio così particolare, con questa vocazione messianica che ritrovai anche nel suo modo di insegnare. Una grande emozione" dice ancora. Tra un ricordo e l’altro, Palazzo Vecchio gioca un ruolo fondamentale nella vita di Patuelli: "Sono qui per il Fiorino d’oro, impossibile non ricordare il giorno del mio matrimonio: era il 29 giugno 1982, c’era la partita del Mondiale Italia-Argentina. E io e Giulia ci sposammo prima a Palazzo Vecchio, per la cerimonia civile, poi alla chiesa di Santa Maria a Marignolle il rito religioso".