La vertenza ex Gkn di Campi, ora Qf spa in liquidazione, torna in tribunale. Un gruppo di operai e l’azienda si ritroveranno davanti al giudice, l’udienza è fissata per il 30 ottobre, per l’istanza di sequestro conservativo dei beni mobili e immobili della società. Un atto che i lavoratori hanno già intentato a marzo scorso – all’epoca la richiesta partiva da 115 dipendenti – senza successo. Infatti l’ordinanza del tribunale del Lavoro datata 4 marzo, rigettava la richiesta dei 115 dipendenti di ’disporre il sequestro conservativo dei beni mobili e immobili di proprietà della società datrice di lavoro, fino alla concorrenza dell’importo di 320.145 euro lordi (oltre agli importi dovuti a titolo di 13esima mensilità per gli anni 2022 e/o 2023), oltre rivalutazione, interessi e spese legali’.
La richiesta avanzata dai lavoratori non fu accolta perché i crediti non erano stati certificati. In particolare una parte degli importi delle tredicesime non era stata quantificata e secondo il giudice non appariva nemmeno ’approssimativamente quantificabile’.
Oggi invece lo scenario è cambiato. Le tute blu continuano a chiedere la corresponsione delle spettanze argomentando l’esistenza di un timore fondato ’di perdere le garanzie del credito’, considerando le ingenti somme vantate nei confronti della società e adesso avrebbero certificato proprio questi crediti (o almeno buona parte di essi). Nel frattempo, però, Qf spa in liquidazione non è più la proprietaria dello stabilimento campigiano, passato a Tuscany Industry Srl e Sviluppo immobiliare Toscana, due società ’con potenziali commistioni con la stessa proprietà di Qf’ secondo la Rsu ex Gkn. Un’operazione, secondo l’azienda, ’eseguita con atto pubblico e in una logica infragruppo al fine di reperire le risorse finanziarie necessarie per permettere a Qf di far fronte al pagamento integrale degli emolumenti maturati e maturandi dai lavoratori dipendenti’.
Quindi è ipotizzabile che l’azienda si metta in regola prima di andare in tribunale versando ai lavoratori tali spettanze, ovvero la differenza tra la cassa integrazione goduta per tutto il 2023 e gli stipendi, e pagando tfr e altro agli ex dipendenti.
Se così non fosse però, in un secondo momento rispetto all’udienza del 30, le tute blu potrebbero chiedere al giudice la revoca della vendita dello stabilimento (opzione che pare interessare coloro che sono coinvolti nel progetto della cooperativa Gff) o chiedere il fallimento. La vertenza insomma va avanti, per ora senza certezze per i lavoratori che attendono ancora il pagamento degli stipendi arretrati.
Barbara Berti