Ex Gkn, riparte il countdown: “Il 30 giugno la chiusura”

Intanto Rus e Fiom chiedono al governo di convocare il tavolo di crisi

Un corteo dei lavoratori ex Gkn (Foto Marco Mori / New Press Photo)

Un corteo dei lavoratori ex Gkn (Foto Marco Mori / New Press Photo)

Firenze, 11 gennaio 2024 – Ripartito il conto alla rovescia per la definitiva chiusura della fabbrica e per i conseguenti licenziamenti di tutto il personale. Alla ex Gkn di Campi, ora Qf in liquidazione, la proprietà è ripartita in quarta per dismettere il sito produttivo. I 185 dipendenti rimasti (erano 422 all’inizio della vertenza, quasi tre anni fa) non hanno avuto neppure il tempo di ’festeggiare’ l’annullamento della procedura di licenziamento collettiva - grazie al ricorso vinto dalla Fiom in tribunale - che l’azienda il 2 gennaio scorso ha comunicato le sue nuove mosse. Ovvero adempiere all’ordine emesso dal giudice nella sentenza del 26 dicembre scorso che ha dato ragione al sindacato, condannando la Qf per comportamento antisindacale. In particolare, la proprietà - citando la legge 234/2021, cioè quella sulle delocalizzazioni – ha informato, per scritto, le Rsu, i sindacati e tutti i soggetti coinvolti nella vertenza la sua intenzione di dismettere la fabbrica. E, come previsto dalla legge, nella comunicazione ha illustrato le ragioni di tale chiusura. Che ormai sono note: l’impossibilità di mettere in piedi la reindustrializzazione del sito perché è ’occupato’ da alcuni dipendenti dell’azienda e da altri soggetti esterni. Per la proprietà di tratta di un’occupazione vera e propria in quanto non avrebbe mai dato l’autorizzazione a svolgerci iniziative e manifestazioni varie. La comunicazione, sempre come richiede la legge sulle delocalizzazioni, ipotizza anche il termine previsto per la chiusura e la conseguente messa in mobilità del personale: il 30 giugno 2024. Dal giorno successivo, in teoria, la proprietà può far ripartire le lettere di licenziamento.

Consapevoli che il tempo stringe, ieri Rsu e Fiom sono tornate a chiedere un incontro al Ministero. "I lavoratori sono a disposizione. Se c’è una reale voglia di discutere, la via è semplice" recita la nota congiunta che fa riferimento alle parole dette dal ministro Adolfo Urso all’inaugurazione di Pitti Immagine Uomo. "Se come dice il ministro Urso il Governo ha gli strumenti per sostenere e risolvere la vertenza, convochi immediatamente il tavolo di crisi sospeso da marzo 2023" dicono Rsu e Fiom ricordando che l ’applicazione della legge 234/2021 prevede "valutare tutti i progetti industriali, costruire una road map per la loro fattibilità, agganciare un ammortizzatore sociale legato a tali progetti industriali, svuotare quindi lo stabilimento nella piena garanzia della sua reindustrializzazione e della creazione dei posti di lavoro e del benessere del territorio". Dunque, sostengono Fiom e Rsu, "se Qf ha intenzione di percorrere la via indicata dal tribunale ci troverà al tavolo con proposte, idee e volontà di portare avanti progetti industriali a cui stiamo lavorando nella massima trasparenza. Quello che per ora sta accadendo però non è questo. A oggi nessuna indicazione è arrivata dall’azienda: i lavoratori non sono in ferie, non sono in permesso, non sono in cassa integrazione". L’ammortizzatore sociale, infatti, è scaduto il 31 dicembre scorso e al momento i dipendenti non percepiscono alcuna retribuzione.

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