Un patrimonio da favola. Contesa lunga trent’anni, ma l’eredità di Sir Acton resta all’università Usa

Il tribunale ha respinto la pretesa dei figli della sorellastra di Harold: "Sul testamento vige la legge inglese, tardiva l’azione degli eredi Beacci". Si contendevano villa La Pietra e opere d’arte per 800 milioni di sterline

Sir Harold Acton nella sua dimora

Sir Harold Acton nella sua dimora

Firenze, 30 aprile 2024 – Quasi trent’anni di braccio di ferro giudiziario, intorno al patrimonio da favola di Sir Harold Acton. Ma l’ultima sentenza, pronunciata pochi giorni or sono dal tribunale civile di Firenze, azzera le pretese degli eredi di Liana Beacci - la figlia che il padre di Harold, Arthur Acton, ebbe fuori dal matrimonio con la governante Ersilia - e dà ragione alla New York University, proprietaria di Villa La Pietra, sulla via Bolognese, una volta casa dello scrittore inglese, oggi sede del prestigioso istituto internazionale, e al British Institute, beneficiario dei locali di palazzo Lanfredini.

Il tribunale (giudici Silvia Governatori, presidente, Monica Tarchi e Ilaria Benincasa) ha infatti respinto i ricorsi degli eredi della Beacci, che puntavano all’inserimento nell’eredità Acton. Tra loro, la principessa Dialta Alliata Lensi Orlandi, figlia di Liana. Sul piatto, oltre alla collezione di opere d’arte tutelata dalla Sovrintendenza, proprio Villa La Pietra e altri famosi immobili disseminati in città e sulla collina che domina Firenze. Una fortuna da 800 milioni, sterlina più, sterlina meno. Per il tribunale, però, l’azione degli eredi della Beacci (morta nel 2000) è stata tardiva, fuori dai termini previsti dalla legge inglese a cui, sempre secondo i giudici, la causa della successione avrebbe dovuto far riferimento.

Ma questa storia giudiziaria è figlia di un’altra nota controversia, consumatasi sempre nei tribunali. Ovvero quella del riconoscimento di Liana Beacci quale figlia dello scrittore britannico.

Liana, venuta alla luce a Firenze il 7 febbraio del 1917, è nata da una relazione tra Arthur Acton, padre di Harold, ed Ersilia Beacci, la donna di servizio di villa La Pietra. Una voce, non più leggenda, tramandatasi negli anni, dice che Acton, marito della ricchissima statunitense Hortense Mitchell, tacitò le pretese della Beacci acquistandole quello che diverrà il famoso hotel Beacci di via Tornabuoni, per anni la meta preferita degli anglosassoni in soggiorno a Firenze. Sempre il tribunale, con una sentenza emessa il 17 luglio 2019, mai impugnata e pertanto definitiva, ha stabilito che Liana era la figlia di Arthur: il dna, prelevato riesumando la salma, ha tolto ogni dubbio. Ma l’erede naturale di Arthur Acton, deceduto a Firenze nel marzo del 1953, è stato il figlio Harold. Questi, con un suo testamento, nominò come suoi eredi la New York University e il British Institute of Florence. Dal 1998, dopo la morte di Harold, avvenuta l’anno prima, Beacci ed i suoi eredi hanno intrapreso azioni per insinuarsi nell’eredità Acton.

Troppo tardi. "La successione di Arthur Acton si è aperta il 22 marzo 1953, seguita da accettazione e trascrizione con denuncia di successione trascritta il 18 settembre 1953 - ricostruisce il tribunale di Firenze -. A tali adempimenti in Italia e all’apertura della successione è seguito un procedimento di ’ probate ’ davanti alla High Court of Jusstice di Londra del 25 gennaio 1955, ricognitivo della devoluzione dell’intero asset ereditario di Arthur Mario Acton alla vedova Hortense Mitchell Acton e al figlio Harold Mario Mitchell Acton con attribuzione a questi ultimi dell’amministrazione dello stesso. Sin dalla metà degli anni Cinquanta del Novecento, gli eredi sono quindi entrati nel possesso dei beni e hanno acquisito la piena titolarità dei diritti conseguenti all’acquisto per successione ab intestato".

Il diritto inglese, tuttavia, contempla un’ulteriore possibilità di reclamare diritti nell’eredità per altri sei anni per beni immobili e dodici per beni mobili. Nel 1975, in Italia, la riforma del Diritto di Famiglia introdusse la possibilità, per i figli naturali nati fuori dal matrimonio, di avviare l’azione per la dichiarazione giudiziale di paternità entro due anni dalla morte del coniuge naturale: Hortense Mitchell, moglie di Arthur, è morta nel 1962.

"Liana Beacci - osserva ancora il tribunale - avrebbe ben potuto promuovere il giudizio per il riconoscimento della paternità e per vedersi riconoscere il diritto di partecipare alla successione del genitore naturale apertasi prima di tale data, secondo le disposizioni di tale nuova legge, atteso che tale dichiarazione ha effetto retroattivo". Quindi, per i giudici, "l’inerzia protrattasi da allora fino al 1995 e l’assenza di iniziative volte ad ottenere il riconoscimento della paternità di Arthur Acton hanno fatto maturare, anche da tali date, i termini prescrizionali suddetti, provocando, comunque, l’esaurimento della situazione successoria e consolidando, in capo agli eredi, le legittime aspettative alla definitività dell’assetto successorio prodottosi con l’accettazione dell’eredità".

Poche parole dell’avvocato Andrea Scavetta, esecutore del testamento Acton: "Il tribunale harioconosciuto quello che abbiamo sempre sostenuto, e cioè che la materia fosse disciplinata dalla legge inglese. E comunque, gran parte dei beni, è stato dimostrato che fossero fuori dall’eredità, essendo appartenuti alla famiglia Mitchell". Ma la battaglia per un’eredità da 800 milioni di sterline, probabilmente non finisce qui.

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