CronacaElegia per Falcone e Borsellino
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BARBARA BERTI
Cronaca

Elegia per Falcone e Borsellino

In scena al Puccini lo spettacolo che ricorda e celebra l’impegno morale e civile dei due magistrati

Elegia per Falcone e Borsellino
Elegia per Falcone e Borsellino

di Barbara Berti

Una conversazione immaginaria tra le anime di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, Agnese Piraino Leto e Tommaso Buscetta. Due coppie e il pentito di mafia iniziano a raccontarsi, a ricordare e a interrogarsi a vicenda sia su quello che hanno vissuto sia su ciò che è accaduto dopo la loro morte. Ecco "Nel tempo che ci resta. Elegia per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", lo spettacolo in scena oggi (ore 21) e domani (ore 16,45) al Teatro Puccini di Firenze. Il lavoro sulla memoria e sugli affetti è scritto e diretto da César Brie che va in scena (nei panni di Buscetta) insieme a Marco Colombo Bolla (Borsellino), Elena D’Agnolo (Piraino Leto), Rossella Guidotti (Morvillo) e Donato Nubile (Falcone), per una produzione Campo Teatrale Teatro dell’Elfo.

Allontanandosi dall’idea di creare un documentario, lo spettacolo è piuttosto un’elegia, un atto d’amore e di gratitudine nei confronti di chi ha dedicato e oggi continua a dedicare la sua vita alla collettività. Il racconto della tragedia, che ha segnato le vite dei due magistrati e delle loro famiglie, non tralascia i momenti di luce, di gioia, di ironia: l’amore di Giovanni e Francesca, di Paolo ed Agnese, gli scherzi tra i due amici, la serenità della loro infanzia. La storia è ambientata in cantiere abbandonato a Villagrazia, il luogo dal quale partì Borsellino per andare incontro alla morte. In questo cantiere un uomo fa rotolare per terra delle arance e tra le lamiere appaiono quattro figure che il profumo delle arance ha tolto dalle ombre. Si chiedono dove sono, qual è la terra in cui si trovano. Poi si riconoscono: sono le anime di Falcone, della moglie Francesca, di Borsellino e della sua Agnese. Poi si presenta l’uomo che ha lanciato le arance: è Buscetta, il pentito di mafia. Lo spettacolo è frutto di una ricerca di più di due anni. "Volevamo agire in modo libero senza immergerci in stereotitipi e cliché che accompagnano l’immaginario legato alla mafia" spiega César Brie ricordando che nel frattempo si sono documentati accuratamente sulla storia della mafia. "Abbiamo letto e guardato testimonianze video fino a bruciarci gli occhi" continua Brie ammettendo che la parte più difficile è stata la stesura del testo. "Non potevamo inventare fatti e dovevamo allo stesso tempo trovare un linguaggio che illuminasse la storia da un angolo diverso. Il nostro scopo non era fare un documento ma costruire un fatto artistico dove verità, poesia, rigore e indagine potessero unirsi".