
Fu la polizia a rintracciare l’americano
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Disse che lui aveva messo droga nel drink che stavano bevendo assieme dopo essersi appena conosciuti. Si recò anche al pronto soccorso, denunciando che il rapporto sessuale che ci fu quella notte le era stato estorto proprio per le sue condizioni.
Ma le indagini della procura hanno smentito il racconto di una turista messicana di 34 anni e per l’indagato, un americano di 23 anni, il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione. Manca la parola definitiva del gip, ma la vicenda, seguita dagli avvocati Andrea Corti e Alessandro Pagliai, fa emergere anche uno spaccato meno noto del sottobosco del codice rosso. Ovvero le denunce fatte con troppa leggerezza, che sovente si collocano in delicato equlibrio fra una doverosa azione penale e una calunnia ai danni del malcapitato.
E, leggendo il provvedimento con cui il pm ha chiesto l’archiviazione, quello avvenuto nel maggio dello scorso anno nel nostro centro storico, pare proprio uno di quei casi dove una serata in leggerezza, forse troppa, piega verso un epilogo magari sgradito, a posteriori, ma non in un reato.
I due protagonisti, incontratisi in un locale vip di via delle Seggiole, consumarono assieme ben sei drink, come risultato da uno scontrino acquisito dagli investigatori.
Le prime effusioni amorose vennero scambiate già al bar, come testimoniano le immagini dell’impianto di videosorveglianza. Poi i due finirono a casa dell’americano, in un B&B non lontano, in via Ghibellina.
Fecero sesso, e questo non è stato mai messo in dubbio neanche dall’accusato.
Ma al mattino successivo, la donna - che alloggiava in un hotel del centro - si allontanò sconvolta dalla struttura, lasciando tutti i suoi effetti personali, compresi i vestiti, nell’appartamento. Riferirà che, dopo aver bevuto, ha avuto un black totale della memoria. "Non ricordo più niente di quello che è successo. Ricordo solo di essermi svegliata completamente nuda in un palazzo che non conoscevo".Ai sanitari ipotizzò che quel ragazzo conosciuto la sera stessa le avesse messo della droga nel bicchiere, tipo il terribile ’ghb’. E dopo averla resa “indifesa“, avrebbe approfittato di lei. Ma il referto medico disse tutt’altro: e cioè che "non si ravvisano lesioni o segni sul corpo della ragazza, da ricondurre ad una azione violenta esercitata nei suoi riguardi, né dagli esami tossicologici eseguiti nell’immediatezza, sono state rinvenute tracce sostanze che possano averne alterato o eliso le facoltà mentali". A favore dell’indagato anche il fatto che "non emergono elementi univoci per affermare che egli abbia agito nella percezione di un dissenso della persona offesa, né appaiono acquisiti elementi univoci a riscontro dell’adozione di comportamenti costrittivi o violenti".
Anzi, il 23enne stava ancora dormendo, dopo quell’incontro, quando la polizia piombò in camera sua in seguito alla denuncia fatta al pronto soccorso dalla donna. Agli agenti ammise "di non riuscirsi a spiegare la reazione della ragazza e la sua repentina fuga dalla camera, di cui per altro non si era accorto, assumendo un atteggiamento collaborativo ed affermando di aver avuto con la stessa plurimi rapporti sessuali nel corso della notte del tutto consenzienti". L’americano, sentito a caldo, dichiarò addirittura che era stata lei a chiedergli esplicitamente sesso.