Don Pasquale nella casa di bambola. Gatti rende omaggio al belcanto

Ripreso lo storico allestimento di Miller. Il maestro dirige l’opera di Donizetti per la prima volta in carriera

Don Pasquale nella casa di bambola. Gatti rende omaggio al belcanto

Don Pasquale nella casa di bambola. Gatti rende omaggio al belcanto

"Ne vedremo delle belle", annuncia l’intero cast del Don Pasquale di Donizetti in scena al Teatro del Maggio fiorentino. Venerdì alle 20, il sipario della Sala Grande si aprirà sull’ultimo capolavoro del musicista bergamasco, canto del cigno e al contempo coronamento della gloriosa tradizione dell’opera buffa italiana in odor di Francia. La regia porta la firma storica di Jonathan Miller ed è datata 2001: un affettuoso omaggio del Teatro a uno dei più grandi registi d’opera di tutti i tempi, innamorato di Firenze e scomparso nel 2019. L’acclamatissimo allestimento ha girato nel tempo i più prestigiosi palcoscenici europei: dalla Scala alla Royal Albert Hall, all’Opera di Bilbao. Alla guida di orchestra e coro è Daniele Gatti, che in controtendenza sceglie di accentuare gli aspetti rossiniani di una partitura che si sviluppa dalla grande tradizione napoletana. Quattro le repliche: 19 e 23 marzo alle 20 e 17 e 24 marzo alle 15:30.

Il cast è eccellente. L’anziano Don Pasquale è Marco Filippo Romano. Yijie Shi, uno dei più talentuosi tenori del nostro tempo di nuovo in scena dopo cinque anni di volontaria latitanza è Ernesto, innamorato di Norina, interpretata da Sara Blanch, presenza acclamata e assidua al Maggio. Il Dottor Malatesta è Markus Werba. I talenti dell’Accademia del Maggio e alcuni membri del coro chiudono il cast: Oronzo d’Urso, Valeria Matrosova, Massimiliano Esposito e Carlo Cigni. E ai giovani dell’Accademia è affidata la recita del 23 marzo.

"Ho colto al volo l’opportunità di affrontare Don Pasquale per la prima volta nella mia carriera – spiega Gatti - e di toccare, come di rado mi è capitato, il mondo del belcanto italiano. Mi piace leggere quest’opera come un omaggio di Donizetti al teatro rossiniano: al contempo gesto affettivo di ricordo e sguardo sereno alla tradizione buffa del primo Ottocento".

"Riprendere una regia così prestigiosa – sottolinea Stefania Grazioli – non è stato facile. I miei imperativi sono prudenza e rispetto, ma non senza reinventare. Mi sono documentata, ho rubato qua e là testimonianze tra i vecchi spettatori e alla fine mi sono presa delle libertà, com’era nello stile di Miller che ‘cuciva’ la regia sugli interpreti. Del resto, lo spettacolo era stato pensato per il vecchio teatro Comunale. Ed è stato il maestro Gatti, che dà all’opera un ritmo indiavolato, a suggerirmi alcune idee strepitose". "Il vecchio Don Pasquale - aggiunge Romano - è uno dei ‘principi’ dei ruoli buffi e questa è la mia prima volta in Italia. La regia, bellissima, mette a nudo noi cantanti rinchiudendoci in una casa di bambole su tre piani e ci costringe a non abbassare mai la guardia. Ma il clima che si respira è di grande affiatamento".

Chiara Caselli