REDAZIONE FIRENZE

La vicenda della Distilleria Deta approda in Regione

La consigliera del M5S, Silvia Noferi, chiede l'intervento di Giunta e Presidente, dopo un sopralluogo nei pressi dello stabilimento

Arturo Giolitti, presidente Comitato e la consigliera Noferi (alle loro spalle la Deta)

Barberino Tavarnelle (Firenze), 22 febbraio 2021 - La vicenda legata alla Distilleria Deta, che recentemente ha presentato un piano di espansione al quale cittadini e imprenditori riuniti in un Comitato, si stanno opponendo, approda sul tavolo del Consiglio regionale della Toscana. E' di qualche giorno fa il sopralluogo effettuato da Silvia Noferi, consigliera regionale del M5S, in occasione del quale i cittadini hanno esternato le proprie preoccupazioni, legate a un vasto territorio che dal cuore della Valdelsa si estende ai vigneti del Chianti Classico e a quelli della Vernaccia di San Gimignano. E' proprio qui che la Distilleria Deta, azienda leader mondiale nella produzione di grappe e distillati, ha il proprio stabilimento. “C'è preoccupazione – attacca la consigliera Silvia Noferi – per gli sviluppi industriali della Distilleria Deta. Nonostante l'ispezione del 2019 dei Carabinieri Forestali per la segnalazione di fumi densi e odorosi, avesse accertato che l'azienda stava operando senza le necessarie autorizzazioni, oggi Arpat, in conferenza dei servizi, ha dato parere positivo al raddoppio della produzione, cosa che porterà l’azienda a lavorare 300 giorni all’anno al posto dei 150 di prima". "Praticamente una lavorazione a ciclo continuo, - incalza Noferi - a cui si è dato come soluzione la costruzione di un camino alto 60 metri, più della torre di San Gimignano, per disperdere i fumi in un più ampio raggio. L’odore nauseabondo, a volte insopportabile, che lamentano i residenti diventerà ancora più grave col nuovo camino e le zone interessate non saranno solo quelle che oggi sono investite dai fumi che la brezza prevalente porta verso Vico d’Elsa e Poggibonsi, sulle zone limitrofe di Zambra, Treppie, Poppiano, Poneta, Cusona, Ulignano, sui comuni di Barberino Tavarnelle, Poggibonsi, Certaldo e San Gimignano fino ai territori di Cusona e Ulignano particolarmente colpiti dal problema: l’area sarà ancora più vasta". E non è tutto. "Le emissioni - sottolinea la consigliera - prodotte dall’impianto col nuovo camino, in assenza di post-combustore potrebbero diventare un micidiale cocktail di sostanze cancerogene, secondo alcuni studi tecnici commissionati dai residenti. Nella zona non esiste una centralina per il controllo della qualità dell’aria, ma la tesi sostenuta da Arpat equivale ad un: “prima costruiamo il camino poi vedremo”. "Per tutto questo - conclude Noferi - chiediamo al Presidente e alla Giunta regionale di appurare con urgenza se le preoccupazioni dei residenti sulla pericolosità delle sostanze emesse dal nuovo impianto soprattutto in funzione del fenomeno di accumulo, siano giustificate e se il nuovo impianto sia compatibile con la vocazione di quel territorio". Ilaria Biancalani