REDAZIONE FIRENZE

Deve andare in bagno e il bus accumula ritardo Via la multa all’autista

La contestazione Ataf: "Gli altri conducenti erano in orario" . Il tribunale: "La circostanza non esclude criticità e problemi"

Il conducente Ataf, linea 12, ha un bisogno fisiologico impellente. Proprio non ce la fa. Deve fermarsi. Annotazione sul diario di bordo, compresa l’autorizzazione alla sosta forzata. Ma Ataf contesta al dipendente l’aver accumulato volutamente un ritardo durante la corsa. Per questo gli muove una contestazione disciplinare, con sanzione: multa, equivalente a qualche ora di lavoro, con inevitabile riflesso negativo sulla busta paga. Ma il dipendente non ci sta, fa causa tramite l’avvocato Letizia Martini e col supporto dell’ufficio legale interno e il tribunale annulla la sanzione. Battaglia difficile considerate entità della sanzione e spese legali che superano la cifra recuperabile. Battaglia di principio.

"...E’ da ritenere che...l’azienda non abbia dato dimostrazione della volontarietà del ritardo, avendolo essa ricavato dalla circostanza che gli altri conducenti in servizio quel giorno sulla linea 12 hanno operato in orario. Tale circostanza – scrive ancora il giudice – non può escludere che possano essersi verificati problemi e criticità che possano aver determinato un ritardo, non necessariamente da qualificare come ‘volontario’. Del resto, nel diario di bordo risulta che il ricorrente (il conducente del bus, ndc) sia stato autorizzato a fare una sosta per necessità fisiologiche, che evidentemente hanno provocato un ritardo non imputabile a volontarietà del dipendente".

Cobas Ataf – in una nota – commenta la sentenza che "apre uno scenario importante: troppe continuano a essere le sanzioni pretestuose, al solo scopo di intimorire chi cerca, alla faccia di tempi di percorrenza spesso fuori da ogni logica (sull’argomento abbiamo fatto un espostodenuncia), di guidare nel rispetto delle regole e della sicurezza. Sua e di chi trasporta. La strategia aziendale è nota: comminare multe di qualche ora, che pesano sulla busta paga. Pensiamo sia utile porre fine a questa ‘prassi aziendale’ invitando i lavoratori che hanno subito un tale torto a fare a fare ricorso per riottenere le proprie spettanze sottratte in mod indebito. Magari promuovendo una causa collettiva".

g.sp.