Preside licenziata per aver mostrato il David di Michelangelo: “Che assurdità. È l’emblema della libertà”

Parla una docente del Marco Polo, che insegna storia dell’arte: “Farò riflettere i miei alunni su quanto accaduto”

Il David di Michelangelo è tra le sculture più conosciute al mondo (Foto Ansa)

Il David di Michelangelo è tra le sculture più conosciute al mondo (Foto Ansa)

Firenze, 25 marzo 2023 - “Spero che la collega della Florida trovi al più presto un ambiente di lavoro più libero. L’arte è desiderio di libertà contro le convenzioni. E rappresenta l’opposto dell’oscurantismo”. Paola Cammeo insegna storia dell’arte all’istituto tecnico per il turismo Marco Polo. Quando ha letto la notizia della preside licenziata per aver mostrato i nudi di Michelangelo si è messa a ridere. “Una notizia quasi incommentabile - dice la docente -. L’arte ci insegna proprio a non oscurare niente. Per me, la pornografia è l’ignoranza. Il nudo artistico è portatore di valori etici e morali. E il David è l’emblema della libertà”.

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La docente, che ha subito condiviso la notizia sui social per far riflettere le persone con cui è in contatto, ha messo da parte gli articoli usciti per avviare un dibattito coi propri alunni. “Sicuramente i miei allievi si metteranno a ridere - le parole dell’insegnante -. Sono ragazzi molto attenti. Quando Palazzo Vecchio è stato deturpato dalla vernice lanciata dagli pseudo-ambientalisti sono rimasti inorriditi. Loro sanno che nella storia si sono alternati momenti di grande umanesimo ad altri di oscurità. Noi insegniamo anche questo. Gli studenti sanno quali sono i valori di cui i nudi artistici sono portatori”.

Ma Cammeo va oltre: “La discussione è bene comunque che resti aperta. Dobbiamo interrogarci sul perché, ancora oggi, qualcuno ha paura di un nudo. Ricordo che alcuni anni fa, in occasione della visita di alcuni rappresentanti del mondo arabo, si parlò di coprire le nudità femminili. Insomma, in Italia il tema può apparire del tutto fuori luogo, ma se allarghiamo gli orizzonti non è così”. “Gli stessi algoritmi dei social - continua l’insegnante, - fanno sì che le immagini di alcuni nudi della storia dell’arte vengano censurate. Allo stesso tempo, influencer si mostrano senza veli. Ma l’arte ci insegna che nulla deve essere oscurato. L’arte deve far discutere”. E in questo senso l’obiettivo è centrato, anche stavolta.

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