OLGA MUGNAINI
Cronaca

Il posto giusto del David. Betori: "All’Accademia perde il suo significato religioso"

Il cardinale ricorda che il capolavoro doveva stare su uno sprone di Santa Maria del Fiore. "È totalmente decontestualizzato rispetto a quello che voleva trasmettere Michelangelo"

Firenze, 9 febbraio 2023 –  «Il David non sta bene alla Galleria dell’Accademia. E’ completamente decontestualizzato rispetto a ciò che voleva significare Michelangelo".

Il cardinale e arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, non è solo la guida spirituale della città, ma è anche un fine storico dell’arte, consapevole del valore spirituale e religioso di gran parte del nostro patrimonio culturale. Valore spesso messo in secondo piano o addirittura dimenticato.

Ed è per questo che, in occasione del restauro dei mosaici del Battistero, ha ricordato che i più grandi artisti medievali, non avevano solo voluto decorate un edificio, ma raccontare la storia della salvezza dell’uomo in Cristo.

"Quando siamo di fronte alla bellezza spesso vediamo solo l’aspetto estetico di essa - ha sottolineato Betori –. Voi sapete che ho una piccola polemica sulla questione del David, che è totalmente decontestualizzato rispetto a quel che voleva dire Michelangelo. Quel capolavoro è nato per stare sulla nostra cattedrale ed esprimere la radice umana di Cristo, attraverso David, uno dei progenitori di Cristo. Insieme ad altre statue, doveva ornare gli sproni del Duomo. E’ chiaro che non ha più lo stesso significato dentro all’Accademia. Non andava bene neppure davanti al Palazzo della Signoria, dove l’originale è stato fino all’Ottocento. Michelangelo diceva che la libertà dei fiorentini aveva la sua radice nella libertà di Cristo".

In effetti il David, scolpito da un marmo già “sciupato“ tra il 1501 e il 1504, fu collocato in Piazza della Signoria, come simbolo della Repubblica fiorentina “vigile e vittoriosa contro i nemici“, in netta opposizione allo strapotere dei Medici. E’ stato così che l’eroe biblico, rappresentato da Michelangelo nel momento in cui si appresta ad affrontare Golia, ha finito per assumere un significato sempre più civico e identitario della città, e sempre meno religioso.

«Questa non è più una storia nostra, ormai riguarda l’Ottocento – prosegue il cardinale –. E non voglio cambiare nulla, vi assicuro. Non chiedo di riportare il David lassù dove sarebbe dovuto stare. Senza le altre statue previste, anch’esse a illustrare i predecessori di Cristo, non avrebbe alcun significato filologico neppure lui. Ma vorrei consapevolezza, questo sì. Perché è molto importante recuperare la dimensione del contenuto di un’opera d’arte, e non solo la sua forma. Mi preme ricordare che oltre al bello c’è il vero. O meglio, è il bello che ci conduce al vero, che in questo caso è il vero della fede. Attraverso l’arte si esprime quindi l’alterità di Dio, l’indicibile e allo stesso tempo la concretezza della storia della salvezza. Con i mosaici del Battistero, così come col meraviglioso David di Michelangelo".

Del resto i capolavori sono così: talmente potenti da interiorizzare talvolta valori e significati persino contrapposti, a seconda delle epoche e delle volontà di chi le guarda.

Il David del Buonarroti, oltretutto, sembra possedere una sua “divinità“ intrinseca. Dopo due tentativi scultorei falliti da parte di Agostino di Duccio nel 1463-1464 e poi da Antonio Rossellino nel 1476, abbozzato e abbandonato, quel blocco di marmo bianco di Carrara, rinasce quasi per miracolo nella mani di un Michelangelo poco più che ventenne, riempendo di stupore una Firenze che non era certo nuova alle meraviglie dell’arte.

Nel 1501 i consoli dell’Arte della Lana e l’Opera del Duomo avevano incaricato il giovane scultore di realizzare una statua di re David, da mettere su uno dei contrafforti esterni dell’ absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Ma poi, una volta ammirato il “Gigante“, si decise che quella statua doveva avere una collocazione ancora più prestigiosa. Primo far tutti il Gonfaloniere Pier Soderini, aveva colto la forte simbologia politica del David, che incarnava il giusto che, armato solo di una fionda e della fede in Dio, riesce a prevalere sul forte ma iniquo. Insomma, quale miglior bandiera per la Repubblica appena restaurata dopo la cacciata dei Medici?

La commissione i ncaricata di scegliere dove posizionare il nuovo simbolo della città era composta, fra gli altri, da Botticelli, Filippino Lippi, Leonardo da Vinci, Perugino, Piero di Cosimo, Sansovino. Ci fu da discutere, come avviene sempre a Firenze. Ma su un punto tutti erano d’accordo: quel David era un vero capolavoro.