ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

Dainelli, un empolese con il cuore viola "Ho detto stop al calcio per produrre vino"

L’ex capitano gigliato vive tra le colline di Cerreto Guidi: "Vendemmia e degustazioni, un paradiso. Il mio pronostico? Finisce 2-2"

di Alessandro Pistolesi

Pace, tranquillità. Silenzio. Le colline di Cerreto Guidi sono dolci e accoglienti anche quando il sole è pigro. Dario Dainelli sorride, rilassato. La vita da spogliatoio da qui sembra ancora più lontana. Il colpo di fulmine nel 2009, quando Dario era capitano della Fiorentina. Ma è solo negli ultimi anni che si è potuto godere davvero questo spicchio di paradiso. "Da due anni sono tornato a vivere qui in maniera stabile e ormai mi sento empolese a tutti gli effetti", ammette.

Oggi il gran giorno di Empoli-Fiorentina. Per chi tiferà? Vietato rispondere entrambe...

"Il mio cuore ovviamente è più viola che azzurro. Ma mettiamola così: spero che la Fiorentina entri in Europa e che l’Empoli possa stare in maniera stabile nella parte sinistra della classifica".

Un pronostico secco.

"Dico 2-2. Le squadre si somigliano molto, sono aggressive, sanno quello che devono fare in ogni momento. Sia Italiano che Andreazzoli hanno dato un’identità forte e precisa. Sarò allo stadio a godermi la partita".

C’è un giocatore dell’Empoli che l’ha colpita?

"Zurkowski ha grandi potenzialità e può crescere ancora molto. Fossi nella Fiorentina lo terrei stretto".

In viola era supervisore dell’area tecnica, poi il divorzio. Cosa è successo?

"Non ero convinto di quello che stavo facendo e quando mi hanno proposto di lavorare nel settore giovanile ho deciso che era il momento di staccare, prendere un’annata sabbatica, studiare, aggiornarmi. Il calcio continuerà a essere la mia vita ma per ora preferisco una pausa".

E ora può dedicarsi a tempo pieno un’altra grande passione: il vino.

"La campagna, la terra, il verde: un paradiso. La città offre tante comodità ma la tranquillità che trovo qui non c’è da nessuna altra parte. Ed è proprio qui che sei anni fa ho piantato i vigneti. Poi tanto lavoro di studio, preparazione, coltivazione, vendemmia. Questa estate anche degustazioni in vigna e oliveta. Dal prossimo anno saranno in commercio quattro etichette, grazie anche alla collaborazione con l’artista Maranghi e gli enologi Attilio Pagli e Matteo Tonghini".

Qual è l’ambizione?

"Creare un’azienda a 360°, all’insegna del turismo enologico, anche attraverso case-botti, un’esperienza assolutamente nuova che per ora esiste solo in Portogallo".

Associ un vino alla Fiorentina e uno all’Empoli.

"La Fiorentina è un Chianti classico che punta sulla tradizione ma anche sull’innovazione. Per l’Empoli direi un Igt toscano, meno nome e storia ma sempre di grande qualità".

A Empoli aveva iniziato la carriera. Cosa è cambiato da allora?

"Il progetto si è strutturato e funziona sempre meglio. Ormai non si può parlare più di miracolo, ma di una realtà aziendale ben costruita, con tutti gli elementi necessari per far bene, senza troppe pressioni. Dalla società alla squadra fino all’ambiente e al calore del pubblico".