"Una volta una mia professoressa delle medie alla scuola Pescetti, Francesca Casini, che spingeva sempre le ragazze a seguire le loro aspirazioni, entrò in aula dicendo che un giorno, nella sua classe, avrebbe avuto una avvocatessa, una dottoressa, una astronoma. Ricordo nitidamente che pensai subito che quell’astronoma dovevo essere io". Una passione, quella per l’osservazione del sistema solare, nata precocemente in Sara Faggi che ora ha coronato il suo sogno arrivando addirittura alla Nasa. Traguardo che ha raggiunto partendo da Sesto, dove ha abitato fino a dieci anni fa e dove ha studiato.
"Dopo il liceo Agnoletti – racconta – ho frequentato la facoltà di Fisica al polo scientifico di Sesto con la specializzazione in Astrofisica e successivo dottorato ad Arcetri. Proprio attraverso Arcetri e i miei due mentori da cui ho imparato tantissimo, i ricercatori John Robert Brucato e Gian Paolo Tozzi, ho avuto la possibilità di entrare in contatto con la Nasa. Durante il dottorato infatti avevo vinto una borsa di studio che richiedeva che facessi spettroscopia ad alta risoluzione di comete ma, in realtà, da noi non c’erano i modelli per analizzare i dati che avevamo osservato al Telescopio Nazionale Galileo alle Canarie. In occasione della mia prima conferenza internazionale ad Helsinki, ormai dieci anni fa, in cui ho tenuto un intervento, attraverso Gian Paolo Tozzi ho però avuto modo di conoscere i referenti della Nasa che si sono subito interessati al nostro progetto di ricerca e ai dati spettroscopici". Da questo contatto iniziale nacque anche la proposta di andare negli Stati Uniti per sviluppare il progetto e poi tentare di ottenere una borsa di studio. "Non ci speravo affatto – prosegue Sara – invece mi è arrivata la comunicazione che avevo vinto una borsa di studio di due anni. Ho sostenuto la tesi di dottorato il 3 marzo e il giorno successivo sono dovuta partire per Washington".
Da allora i progetti per Sara si sono moltiplicati: "Qui – racconta – i ricercatori devono spesso presentare progetti di ricerca per ottenere fondi che poi servono anche a pagare il salario, le spese e i viaggi ma anche il tempo per poter utilizzare i telescopi. Quindi, oltre alla vera e propria attività di ricerca, parte della giornata è focalizzata su questo obiettivo. In questi anni fortunatamente ho potuto lavorare a tanti progetti e missioni: sono stata coinvolta ad esempio nella missione ExoMars per l’esplorazione di Marte, cui ho contribuito per due anni con campagne osservative da terra, e nella missione Comet Interceptor, che visiterà per la prima volta una cometa della Nube di Oort. Inoltre sono parte del team che sta costruendo lo spettrometro per studiarne la composizione chimica. Poi ho avuto la possibilità di lavorare con il rivoluzionario telescopio spaziale James Webb ed è stato bellissimo".