"Cyrano deve morire" a Rifredi Una straordinaria storia d’amore, inganni e amicizia

Una storia di inganni e di morte, di fedeltà agli altri e di tradimento di sé stessi, una storia di parole che seducono e di silenzi che uccidono. E’ "Cirano deve morire", liberamente ispirato a "Cyrano de Bergerac" di Edmond Rostand, che il giovane Leonardo Manzan ha scritto con Rocco Placidi e dirige da oggi al 26 marzo al Teatro di Rifredi di Firenze (ore 21, domenica ore 16,30). In scena Paola Giannini, Michele Eburnea, Giusto Cucchiarini, danno vita a una riscrittura a tre voci che trasforma la poesia di fine ‘800 in feroci versi rap, tra Eminem e Myss Keta. Le musiche sono di Alessandro Levrero e Franco Visioli, eseguite dal vivo da Filippo Lilli.

"È una straordinaria storia di amore e di amicizia, forse la più grande del teatro moderno. Affidata di consueto a interpreti maturi che vedono nel testo nient’altro che una prova d’attore, appesantita dal verso alessandrino, che non ha ancora trovato nelle traduzioni italiane risultati precisi e leggeri, si finisce inevitabilmente con il dimenticare che questa, in realtà, è la storia di tre ragazzi" spiega il regista che con questo spettacolo si è rivelato vincitore della sezione Registi Under 30 della Biennale College 2018. E aggiunge: "Il titolo, ‘Cirano deve morire’, è una dichiarazione di intenti e insieme una preghiera che rivolgo in forma di esclamazione: dimenticatevi del Cyrano così come pensate di conoscerlo".

Lo spettacolo, infatti, è la resa dei conti tra i tre protagonisti di "Cyrano de Bergerac" di Rostand: due amici guasconi e la loro amata, l’unica che sopravvive, con addosso la condanna di non riuscire a liberarsi dai fantasmi che hanno distrutto la sua vita con l’inganno di un amore impossibile, ma che, allo stesso tempo, le hanno donato gli unici momenti di felicità. La storia di Rostand ritrova slancio e attualità grazie alla riscrittura in chiave rap, scelta necessaria non solo per esprimere l’eroismo e la verve polemica di Cirano, ma anche per rendere contemporanea e autentica, quindi fedele all’originale, la parola d’amore.

Barbara Berti

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