
Simone Cristicchi sarà martedì 22 alle 21.15 al Teatro Romano di Fiesole
FIESOLE (Firenze)
Un artista che non ha nessuna intenzione di cedere. È Simone Cristicchi, che sale sul palco per il live dedicato ai 20 anni di carriera, nonostante una paresi facciale che lo ha costretto a cancellare la prima data del tour. Sì, perché martedì 22 alle 21,15 sarà al Teatro Romano di Fiesole per uno spettacolo fatto di musica, parole e poesia. "Sono in ripresa – racconta Cristicchi –, fortunatamente la paresi è risolvibile".
Nonostante tutto, quanto è importante tornare sul palco?
"Molto, volevo realizzare un concerto che raccontasse 20 anni di musica, ma anche avvicinare le nuove generazioni che mi hanno intercettato a Sanremo. Così con i miei otto musicisti ho realizzato uno show totale dove mescolo teatro e musica, in un racconto della mia visione del mondo".
Cosa dobbiamo aspettarci?
"Uno spettacolo diviso in tre stanze, la prima rock con alcuni monologhi sull’attualità, la seconda con un medley dei primi brani, rifatti in versione da osteria. L’ultima è dedicata al repertorio spirituale, con la ricerca del senso dell’esistenza. Un percorso ‘Dalle tenebre alla luce’".
A febbraio, Sanremo. Com’è stata questa edizione?
"Come il 2007 quando vinsi con ‘Ti regalerò una rosa’. In entrambi i casi ho parlato di temi universali, nel 2007 era la malattia mentale, con ‘Quando sarai piccola’ è il ciclo della vita, di quando invecchiando si torna bambini. Emotivamente impegnativo, ma con tante soddisfazioni".
Cosa risponde a chi la critica?
"Nel momento in cui si toccano alcuni argomenti si va incontro alla non-indifferenza e si possono suscitare reazioni scomposte e strumentali. A me è sempre successo, mi sono sempre schierato, nelle storie dimenticate, fuori dalla narrazione ufficiale. Io sono libero, l’arte ha una prospettiva spirituale".
Come definirebbe la sua musica?
"Una macedonia del pop, un caleidoscopio di colori. A fare da filo conduttore c’è il mio modo di scrivere: ironico, provocatorio, poetico, una mescolanza di attitudini".
Da sempre anche in teatro. Perché questo interesse?
"Sento una grande sete di verità. C’è tutta un’umanità che cerca oltre la materia, di ‘trasumanar’, come diceva Dante. Penso sia diffusa la voglia di concentrarsi sull’interiorità per scappare dalla modernità e ritrovare ‘le piccole cose che contano’".
Com’è il suo rapporto con la Toscana?
"Ho ricevuto il Pegaso d’oro e per me Firenze è stato il battesimo: qui ho iniziato a suonare, in un piccolo locale, l’Eskimo Club. Avevo 18 anni e mi esibivo alle due di notte, quando il palco era libero".