Slittato l’insediamento, a causa della pandemia, James Conlon ha potuto prendere effettivamente il suo posto come direttore onorario dell’Ort nel 2021. Con la stagione concertistica 2324 vedremo protagonista il maestro statunitense anche sul podio. La prima occasione si manifesta domani alle 21 al Teatro Verdi, quando Conlon guiderà l’Orchestra della Toscana in un concerto che profuma intensamente di Settecento e Ottocento. E’ una bella notizia, visto che il direttore americano di nascita, lucano di origini, è da tempo un’autentica star del podio. Anche se, nonostante una carriera davvero rilevante, ha sempre teso a scansare pose da divo e il mettersi sotto i riflettori. Quel che conta per Conlon sono la coerenza e la rilevanza culturale dei suoi programmi. Ecco perché in mezzo secolo di carriera, oltre a dedicarsi ai titoli maggiori del repertorio sinfonico e operistico, ha anche riscoperto autori del decadentismo europeo ingiustamente dimenticati (come il viennese Alexander Zemlinsky, che fu maestro e cognato di Schönberg), giungendo a tirare fuori dall’oblio le composizioni che il Terzo Reich voleva fossero cancellate dalla faccia della terra e quelle di musicisti marginalizzati per ragioni razziali, come il compositore nero nella Francia del Settecento Joseph Bologne. Domani guiderà l’Orchestra della Toscana in un programma che si muove tra Mozart, Schubert e Beethoven. Si parte dall’opera Lucio Silla del 1772, commissionata a un Mozart adolescente dal Teatro Regio Ducale della Milano asburgica. Sono invece d’inizio Ottocento, anche se entrambe guardano ancora al secolo precedente, la Seconda di Beethoven, datata 1802 e la Quinta del diciannovenne Schubert, che benché del 1816, rivela, sotto traccia, molte affinità con le composizioni mozartiane.
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