
La scritta sopra una dei teloni che circondano il cantiere dell’Esselunga rende chiare le intenzioni dei cittadini
I comitati non mollano l’osso. Insistere, fare presto e fare bene resta è la richiesta. Quella di un intervento pubblico deciso su un’area di proprietà privata, su una fetta di terra massacrata da una tragedia che ha strappato 5 operai alle rispettive famiglie e che per loro istanza vorrebbero fosse restituita ai cittadini. Socialità, aggregazione e ricordo delle vittime del cantiere Esselunga: Luigi Coclite, Mohammed El Farhane, Taoufik Haidar, Bouzekri Rahimi e Mohamed Toukabri. "Noi ovviamente continueremo ad insistere – chiarisce il portavoce dell’Assemblea 16 febbraio Sandro Targetti –. Vogliamo un parco verde in via Mariti, vogliamo una struttura di valore sociale e di forte aggregazione. Un polmone verde a Novoli è necessario. Sappiamo che l’area è di Esselunga, come sappiamo che prima il proprietario era il Demanio pubblico". Ma Targetti, imperterrito, punta i piedi nel pretendere da Palazzo Vecchio un maggior protagonismo e decisionismo: "Il Comune deve provare con più convinzione – aggiunge – a mettere intorno a un tavolo Esselunga avanzando proposte diverse e alternative. Basta che una trattativa venga imbastita sul ridimensionamento volumetrico dell’area commerciale, su una collocazione differente del centro commerciale, le opzioni in campo ci sono, basta volerle perseguire. Ma l’ultima parola è della sindaca Funaro, che rappresenta un’istituzione pubblica. Anche tenendo conto di una sensibilità verso una rivendicazione storica degli abitanti della zona, il Comune ha il dovere di esperire tutti gli strumenti a disposizione per raggiungere una modifica profonda del progetto".
L’assemblea 16 febbraio, a cui hanno aderito residenti di Novoli, realtà sociali e sindacali, ha raccolto e sta raccogliendo firme per perorare la causa del parco verde al posto di un centro commerciale della grande distribuzione, finora sono state superate le 1.500 firme. Una riqualificazione che servirebbe anche per arginare la criminalità e spaccio di sostanze in aumento vertiginoso dal momento del crollo del cantiere, ma anche per dare una risposta ai residenti sfibrati per la mancanza di parcheggi e per la viabilità fragile. "La strada è bloccata, i mezzi di soccorso non passano. Una signora si è sentita male poco tempo fa ed è stata portata in braccio dal portone fino in via Mariti – aveva ricordato a La Nazione la portavoce del Comitato Ex Panificio Militare Nicla Gelli –. Per non parlare del degrado. Il passaggio pedonale è sempre sporco, non viene pulito".
F.I.