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"Cognome con l’apostrofo, niente permesso per entrare in Ztl"

La testimonianza di Fabrizio D’Anca: "Siamo in un momento di crisi e io devo rifiutare dei lavori"

Senza permesso per entrare in Ztl per colpa di un apostrofo. O forse no. La singolare vicenda ha come vittima Fabrizio D’Anca, titolare dell’azienda "Traslochi e trasporti F01" di Firenze che ovviamente, per lavorare, ha bisogno di accedere alle varie zone cittadine a traffico limitato. "Da quando il servizio non è più gestito direttamente dai vigili – spiega – ho incontrato solo problemi. E, da quello che sono riuscito a capire dopo infinite telefonate, la colpa è del mio cognome, che contiene un apostrofo. Questo manda in tilt tutto: da mesi mi vengono bloccati i pagamenti e mi viene impedito di andare avanti nelle procedure automatiche richieste. Al telefono mi rimbalzano da un ufficio all’altro, dando colpa al sistema informatico, poi alla banca, poi a dinamiche che non si riescono a capire". E il danno è enorme. "Siamo in un momento di crisi – continua D’Anca – con un aumento enorme dei costi. Quei pochi lavori che arrivano li perdo perché non posso entrare in centro. Ho dovuto rinunciare a un trasloco anche venerdì. Rischio di chiudere per un apostrofo. Non capisco come mai ci si ostini in procedure automatiche che non funzionano, senza un minimo di flessibilità per trovare una soluzione".

Conferma il problema il presidente del Cda di Servizi alla Strada SpA, Marco Semplici. "Siamo vicini all’utente rimasto imbrigliato in un errore di natura informatica afferente al sistema di credito on line della banca alla quale abbiamo affidato il servizio – spiega -. Differentemente da quanto segnalatoci in prima battuta dalla banca, la problematica è indipendente dalla presenza di un apostrofo nel cognome. Gli uffici Sas hanno già indicato all’utente la procedura di supporto da seguire, in attesa che venga risolto il problema del sistema la cui natura è stata individuata con esattezza circa tre settimane fa e per cui la banca, ancora, non è riuscita ad effettuare un intervento risolutivo, nonostante i solleciti. La società sta procedendo alle verifiche atte a tutelare l’utenza in generale e l’utente in questione". Che sia colpa o no di un apostrofo, sta di fatto che D’Anca è sempre senza permesso. "Passo le giornate a fare i quiz per certificare che non sono un robot al sistema automatico e alla fine la procedura non va a buon fine. Si parla di semplificazione ma poi ci si trova davanti un muro di gomma".

Lisa Ciardi