Click day Subito boom Tante richieste dall’estero "Ma personale qualificato ormai non si trova più"

Successo anche a Firenze per la prima giornata per l’ingresso nel nostro Paese di lavoratori extracomunitari, in base alle richieste delle imprese e al Decreto flussi. L’sos di Cursano: "Cerco dipendenti da mesi, costretto a chiudere già alle 18".

di Lisa Ciardi

Boom di richieste, anche a Firenze, per il "Click day", ma fra gli imprenditori c’è chi sollecita forme diverse di selezione. È infatti scattata lunedì, in tutta Italia, la prima giornata per l’ingresso nel nostro Paese (o la regolarizzazione) dei lavoratori extracomunitari, in base alle richieste delle imprese e alle norme del Decreto Flussi.

"La prima giornata ha avuto da noi un’affluenza molto alta – spiega la direttrice del patronato Acli di Firenze, Elisabetta Di Lorenzo -. In particolare, studenti che fanno la conversione da studio a lavoro. Abbiamo poi gestito molte ragazze provenienti da Paesi dell’est, come Russia e Ucraina. E ancora dall’Africa centrale, come Camerun e Senegal. La domanda da presentare è piuttosto complessa, per questo c’è la necessità dell’aiuto del patronato".

"Intorno alle 9, ovvero all’inizio, si sono verificati alcuni problemi tecnici – prosegue Guzi Arjola, operatore del patronato Acli – ma si sono risolti subito, tanto che la prima domanda è partita alle 9.06. Le domande si potranno inviare fino al 31 dicembre, grazie ad altre finestre: ci saranno quindi ancora opportunità per molte persone".

Intanto a evidenziare la necessità di trovare personale, ma anche l’esigenza di selezionarlo in modo diverso, è Aldo Cursano, vicepresidente della Fipe Confcommercio e presidente della Fipe Toscana, oltre che titolare di due attività a Firenze: un caffè storico nel centro con otto dipendenti, tutti italiani, e un ristorante con altri nove, il 60% stranieri, tra giapponesi, brasiliani e cingalesi.

"Avrei bisogno di assumere altre nove persone, almeno tre a tempo indeterminato – spiega -. È tutto l’inverno che cerco personale qualificato, senza successo. Per questo sono costretto a chiudere alle 18, rinunciando all’aperitivo: quando hai attività di un certo tipo, non puoi prendere la prima persona che passa per strada. Al ristorante lavoro dal lunedì al sabato a pranzo e solo per due cene il venerdì e sabato. Non si riesce a organizzare un adeguato servizio di accoglienza, preparazione e somministrazione e molti di noi stanno rinunciando. Abbiamo preferito limitare gli orari perché non si possono stressare troppo i collaboratori".

Ma il decreto flussi può aiutare? "È insufficiente e soprattutto poco aderente alle necessità dei vari settori economici – spiega -. È assurdo sia nella modalità che nella misura. Nella ristorazione, soprattutto nelle città d’arte e balneari, abbiamo bisogno di 200mila stagionali. Tra gli italiani troviamo al massimo qualche studente, ma non per il sabato e la domenica. La mancanza di personale è diventata strutturale. È inutile pensare che con un decreto di emergenza si risolva il problema. Bisogna capire che non abbiamo bisogno di braccia, ma di competenze. Occorre un percorso per formare le persone e poi inserirle. Premiare quelle che si impegnano e non quelle che stanno a casa".

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