LINDA COSCETTI
Cronaca

Città schiava del gioco. Bruciati milioni di euro: "E c’è chi ruba in casa per puntare ancora"

Un fenomeno sempre più in crescita e che può colpire tutti. L’allarme dell’Asl: "Spesso quando si rivolgono a noi è troppo tardi. A rischio soprattutto donne anziane e giovani rampanti: è una droga".

Città schiava del gioco. Bruciati milioni di euro: "E c’è chi ruba in casa per puntare ancora"

"È una malattia che colpisce troppe persone e quando arrivano qui è troppo tardi", dice Adriana Iozzi, direttrice dell’unità funzionale complessa di Firenze 1. Lo confermano anche i dati del 2022, che vedono un’esplosione a livello della città di giocatori e giocatrici.

Partiamo con Firenze 1 (Oltrarno, Coverciano e Magnifico) che vede un totale di 138 persone che hanno chiesto aiuto di cui 112 maschi e 26 femmine, con un’ottantina di pazienti presi in carico. Poi proseguiamo con la parte nord-ovest della città metropolitana (Sesto Fiorentino, Campi, Scandicci), che conta un totale di 53 soggetti di cui 39 maschi e 12 femmine.

Qui sono una trentina i ludopatici che seguono il percorso offerto dall’Asl. E infine le province (Figline, Borgo San Lorenzo, Chianti) che su un totale di 27 giocatori si dividono in 24 maschi e 3 femmine (in carico nei centri circa venti).

"La differenza tra maschi e femmine esiste: le donne sono spesso signore anziane che cercano di colmare con il gioco depressione, ansia e solitudine. I maschi invece sono anche più giovani che pensano di arricchirsi giocando, sentendo una sorta di eccitazione durante la partita", aggiunge la dottoressa Izzo.

Numeri che lasciano a bocca aperta anche perché "quelli che si rivolgono a noi, sono solo una piccola parte di tutto ciò che c’è la fuori". Una dipendenza multifattoriale che colpisce le persone più vulnerabili, in quanto l’offerta di gioco online e offline è talmente vasta che tutto si amplifica. "E’ una patologia che si evolve con il tempo, fino a che poi il giocatore inizia a fare debiti, ruba i soldi alla famiglia, ai figli, perché l’unico pensiero è giocare, non importa come, ma basta farlo" continua la Izzo.

Una situazione che appare difficile dal punto di vista clinico, affettivo ed economico, proprio perché non è solo un problema del singolo giocatore, ma è l’intera famiglia a trovarsi incastrata in una condizione che non ha via di scampo se non la buona volontà dell’individuo. "La droga del giocatore sono i soldi, è proprio per questo che cerchiamo di fare anche un tutoraggio economico con l’obiettivo di far comprendere che il danno si ritorce anche contro le famiglie. Il meccanismo che scatena la ludopatia, non è la vincita, ma la perdita: le vincite servono ad avere soldi in tasca, le perdite creano un tale senso di frustrazione che il giocatore tende a rincorrere le perdite, innescando il meccanismo di dipendenza", conclude la dottoressa Izzo. Si conclude il progetto Slot Out, coprogettazione tra Anci Toscana, Acli Toscana e Arci Toscana. Un’iniziativa che ha permesso di costruire percorsi di contrasto al gioco d’azzardo patologico nei circoli della regione. Acli Toscana ha aderito con convinzione. La sfida è stata quella di investire sulla formazione e sulla prevenzione soprattutto per quelle realtà territoriali che insistono su zone ad alta percentuale di giocatori.

Secondo gli ultimi dati della Regione Toscana, nel 2022 sono stati giocati oltre 7 miliardi e 396 milioni di euro, di cui la maggior parte (3 miliardi e 949 milioni di euro) fisicamente, il resto online. "I dati dimostrano quanto sia importante coniugare percorsi di deslottizzazione a percorsi di sensibilizzazione e formazione"affermano Giacomo Martelli, presidente di Acli Toscana ed Elena Pampana, vicepresidente di Acli Toscana.