
In Santa Croce i residenti tornano a farsi sentire per la malamovida. Stavolta proteste anche da via Verdi. E un lettore racconta i disagi dentro i palazzi: "Alloggi per affitti brevi e un ristorante: non vivo più".
Ogni notte, in via Verdi, si consuma lo stesso copione. Dalla mezzanotte alle cinque del mattino la strada si trasforma in un’autostrada della movida: gruppi di giovani ubriachi che urlano, musica ad alto volume, bottiglie rotte sul selciato, rifiuti abbandonati e schiamazzi continui. La situazione è diventata insostenibile per chi, in quelle strade, ci vive. Un residente ha contattato La Nazione per denunciare il caos, definendo la zona "un inferno quotidiano". Ma non è l’unico a lamentarsi. A pochi metri di distanza, in piazza Santa Croce la musica non cambia.
"La situazione è sempre uguale – racconta Emanuele Corti Grazzi, storico volto del comitato di residenti –. Il problema sono gli americani che escono ubriachi dai locali alle quattro del mattino e urlano per le strade. Ogni anno chiediamo le stesse cose: più controlli, meno tavolini abusivi, rispetto degli orari per le consegne, pedonalizzazioni reali. Ma nessuno ci ascolta. Ormai sembriamo solo vecchi bisbetici da compatire". Anche Maria Vannini vive il disagio sulla propria pelle: "Suonano i campanelli alle due di notte, spesso i turisti sono ubriachi. Abbiamo chiesto controlli, torniamo a chiedere controlli. E se provi a dire qualcosa ti guardano male. Ti fanno sentire fuori posto, come se il problema fossi tu".
Nel mirino dei residenti ci sono i minimarket che vendono alcolici fino a tarda notte. I ragazzi si riforniscono lì, poi bevono per strada, spesso seduti sui marciapiedi o sui gradini dei palazzi storici, trasformando il centro in un enorme pub a cielo aperto. Il Comune ha cercato di porre un argine, con ordinanze e limitazioni alla vendita di alcolici da asporto. Ma i controlli, denunciano i comitati, sono insufficienti o del tutto assenti.
"La verità – dice Giuliano Leoni, anima del comitato Manoiquandosidorme – è che manca qualsiasi controllo, sia sul comportamento dei consumatori sia sulla vendita di bevande alcoliche da asporto. I minimarket fanno quello che vogliono, così come molti bar. Il rumore supera ampiamente i limiti di legge. La Ztl ha orari ridicoli e non c’è alcuna vigilanza sulla sosta. Ormai sembrano importanti sono gli interessi della somministrazione, come se solo lì si producesse Pil e noi residenti fossimo solo nullafacenti da sopportare".
Il malessere è diffuso, ma resta inascoltato. Secondo i comitati, il problema è strutturale: una città interamente votata al turismo, dove chi abita viene sistematicamente messo da parte. "Firenze – conclude Corti Grazzi – non è una Disneyland, è molto peggio. E la cosa peggiore è che nessuno sembra più indignarsi". Le ordinanze comunali, da sole, non bastano. Manoiquandosidorme è chiaro: "Servono controlli costanti, una revisione dei criteri di rilascio delle licenze, un nuovo equilibrio tra diritto al divertimento e diritto al riposo". Altrimenti Firenze rischia di perdere non solo la sua anima, ma anche i suoi abitanti.