CARLO CASINI
Cronaca

Cascine, fermata da brividi. “I fiorentini non scendono, il pratone fa ancora paura”

I residenti girano alla larga, il braccio di ferro delle forze dell’ordine continua. Sentinelle, pusher e occhiate sospette: così l’attesa si trasforma in ansia. Ecco cosa abbiamo visto in appena mezz’ora seduti alla pensilina

Firenze, 1 febbraio 2024 – Che la situazione alle Cascine sia da tempo fuori controllo è un mantra tra i fiorentini, ma c’è davvero da aver paura ad andare a prendere Sirio qui? Facciamo un test in pieno giorno. Arriviamo in due: uno dalla parte di Paolo Uccello, il collega da Vittorio Veneto. Alle 14,50 alla precedente fermata Paolo Uccello i primi sentori di degrado: sotto il ponte si intravedono bivacchi e coperte. Lungo l’Arno però in diversi si godono la primavera anticipata facendo sport e passeggiando: si vedono le prime felpe legate in vita.

A sinistra del prato della Catena però, alla panchina vicino ai bagni un giovane nordafricano raccoglie più volte qualcosa di minuscolo dall’erba: non capiamo se si tratta di cicche per recuperare il tabacco o se nasconde dosi di droga, poi si dilegua nella vegetazione. Facciamo una vasca fino a Vittorio Veneto; qui parliamo con le volontarie della colonia felina. Dicono che non ci sono problemi e le persone, soprattutto straniere, che si ritrovano qui rispettano la struttura e i gatti. Anzi a volte si informano sui gatti dai volontari, forse perché tanti sono soli e vogliono scambiare due chiacchiere. Arrivati al chiosco, chiediamo com’è la situazione. La prendono sul ridere: "Tutti i giorni ce n’è una: prima uno completamente fatto ballava e mangiava le foglie dei cespugli".

Il collega nel tragitto opposto incontra un pusher africano che prova a vendere droga. Ci sediamo sulla panchina, sullo sfondo la grande ruota della promessa riqualificazione. Sulle panchine una trentina di persone, perlopiù nordafricani. Fermi alla fermata mezz’ora: salgono e scendono pochissime persone, quasi solo stranieri che vanno e vengono dal prato della Catena. Ci sono alcuni che vanno su e giù ciclicamente a piedi o in bici. Sentinelle? Dicono che da queste parti ci siano. Tra due nordafricani c’è una compravendita di droga alla luce del sole. Il cliente si allontana poi da una parte e lo spacciatore nella direzione opposta. Qualcuno rompe una bottiglia dietro ai cespugli. Passa una jeep della polizia dall’altra parte dei binari e in tanti si dileguano: il sospetto è che non sia un innocente ritrovo di amici. Pochi i fiorentini che scelgono di prendere il tram qui. Forse perché l’aria è carica di mille occhi che ti si ficcano addosso e di tensione. Basta uno sguardo storto ad accendere la miccia.

Dopo dieci minuti passa anche una pattuglia della Municipale dal nostro lato e dopo poco ripassa nel senso opposto. Dopo diverse corse che non prendiamo diventiamo sospetti. Ci sentiamo sguardi incolati addosso. Due del gruppone si mettono accanto a noi bevendo un vino in cartone da discount e ci tengono sott’occhio. Non succede nulla ma si respira pericolo e tensione. Accendiamo una sigaretta come se fossimo due amici che si sono fermati a chiacchierare. Grave errore: arrivano, come pronosticato, gli a chiederne una. Uno di loro grida e ci viene incontro con altri due compagni verso i binari. È il momento di alzarsi e andare via. La scintilla, quella che ogni fiorentino che monta e scende dalla tramvia, vorrebbe schivare, rischia di accendersi sul serio.