
di Manuela Plastina
È il 3 febbraio 1934: Odoardo Spadaro in tournee a Montevideo, di fronte a una platea di italiani emigrati in cerca di fortuna, viene acclamato dai suoi connazionali come un eroe finchè una 16 enne lo avvicina e gli dà un bacio sulla guancia: "Porti questo bacione a Firenze quando ci ritorna". Una folgorazione. Sale sul transatlantico che lo riporta in Europa e dietro la sua carta di bordo trascrive quella frase, per poi accompagnarla con le note del suo pianoforte. Nasce così "La porti un bacione a Firenze", inno senza tempo di amore per la nostra città e che lo consacra ancora di più come un poeta in note e parole. Ieri a 56 anni dalla sua morte, Firenze gli ha reso omaggio: l’assessore alla cultura della memoria Alessandro Martini e il consigliere delegato per la valorizzazione della fiorentinità Mirco Rufilli lo hanno salutato a nome della città sulla sua tomba al cimitero delle Porte Sante. Poi in via Santo Spirito hanno posto una targa – datata però 2020 – per ricordare che lì nacque un bimbo coi riccioli biondi che prese il nome dal defunto nonno e che poi è diventato il cantautore e attore che ha portato Firenze con le sue note nel mondo. "Ha promosso la nostra città – ha ricordato Martini – ed è nel cuore di tutti, anche di tanti giovani che dal suo esempio traggono entusiasmo e professionalità". Tra questi c’è Gianmaria Vassallo, attore toscano, nato nel 1995 e innamorato di Spadaro. Era presente anche ieri all’inaugurazione della targa dedicata al suo ispiratore. "Il prossimo inverno – annuncia Vassallo – porterò la sua opera in una tournèe accompagnata da un libro che sto ultimando. Voglio raccontare quanta bellezza c’è nelle note toscane, nel vernacolo, nella tradizione. Una bellezza con la quale Firenze ci ha insegnato, nella storia, è possibile una rinascita anche nei periodi più bui. Spadaro è stato un precursore: ha segnato il passaggio dal cinema muto al sonoro; suo è il primo videoclip su ’Ninna nanna delle dodici mamme’ del 1930. A Parigi affiancò i grandi fantastisti e stupì tutti presentandosi in scena su una bicicletta con sopra montato un pianoforte. Ha scritto la storia del varietà internazionale". Vassallo ha ricevuto una telefonata: "Era la famiglia Lovisolo, eredi di Spadaro dalla parte della famiglia della moglie Clementina, sposata nel 1924. Mi hanno nominato suo erede artistico. Per me è un onore e una responsabilità".