
Gennaro Fabbrocini con Aldo Cursano
Firenze, 15 settembre 2022 - Lui dal suo menù, proprio per andare incontro ai suoi clienti stremati dalla crisi da covid prima e dai rincari di ogni tipo dopo, aveva tolto la voce ‘coperto’. Lui, il caffè lo serve ancora a un euro. Ma oggi, dopo 22 anni di attività e due di emergenza sanitaria che hanno eroso i sacrifici di una vita, sta rischiando di chiudere ed è costretto a chiedere un contributo ai suoi ospiti. Così Gennaro Fabbrocini, titolare del ristorante La Madia nel cuore di San Lorenzo, nel suo scontrino ha dovuto inserire la voce ‘spese energia’. Che si traducono in un rincaro dell’8% sul totale. In buona sostanza, su un conto di 15 euro, il contributo ammonta a 1.20. Su uno da 130 euro, poco più di 9 euro.
«Su questi soldi ci pago l’Iva io, sia chiaro. In tutti questi anni non ho mai aumentato i prezzi, nonostante sia rincarato tutto, e ho azzerato addirittura il coperto. Ma ora ho bisogno di un aiuto, non riesco più a pagare le bollette. Non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere" dice Fabbrocini che più volte è sceso in piazza per difendere decoro e identità della sua città. In questo modo, inserendo quindi le ‘spese energia’, il 60% del dovuto resta a carico del ristorante e il 40% di fiorentini e turisti che scelgono il locale-anima di San Lorenzo per pranzare o cenare.
«Nel momento in cui il Governo deciderà di fare qualcosa toglieremo immediatamente questa voce" sottolinea il ristoratore mentre mostra le sue bollette. Luglio 2021 pagava poco meno di 1.700 euro. Dopo 12 mesi, e quindi a luglio 2022, nonostante i servizi siano rimasti esattamente gli stessi, si è ritrovato a dover tirare fuori 7.687 euro. Agosto 7.900 euro. "Eppure abbiamo cercato di contenere i consumi, queste sono cifre che un’attività come la mia non può sostenere. Purtroppo sono stato costretto a ridurre il personale: eravamo in nove, ora siamo in sette. Due dipendenti mi costano all’incirca 84mila euro l’anno, quanto mi occorre per poter pagare le mie bollette".
E’ dispiaciuto Gennaro che ha scelto Firenze per vivere "una città che però non è più a misura di chi vuole fare impresa - le sue parole -. Sto pensando di chiudere e trasferirmi, non ho altra scelta". A portare tutta la sua solidarietà e il sostegno dell’associazione di cui è a capo, Aldo Cursano, presidente Confcommercio Firenze. Che sul tavolo mette i numeri: "Il nostro centro studi – dice – sta monitorando l’evolversi della situazione. Al momento, a seconda del tipo di locale, un imprenditore per far fronte ai rincari energetici avrebbe bisogno di un ’contributo’ sullo scontrino che potrebbe oscillare dal 5 al 10%. Di certo non servirebbe a coprire il totale ma all’incirca il 40%". Cursano ci tiene a ribadire che quella di Fabbrocini e di altri colleghi "è da un lato legittima difesa, dall’altro una provocazione lanciata al Governo".
«Il primo mese ci siamo messi le mani in tasca e attinto ai nostri risparmi. Sopravvivere al secondo è dura – non usa messi termini il presidente Confcommercio -. Tanti di noi hanno ridotto il servizio o il personale. Se chi di dovere non ci darà risposte, un terzo delle nostre aziende, a partire da novembre quando anche gli ultimi turisti se ne saranno andati, chiuderanno per sempre".