
di Stefano Brogioni
Dentro all’inchiesta sui presunti concorsi truccati a Careggi si è consumata anche una guerra fra magistrati, che non tutti conoscono fino in fondo.
Una guerra che, nel 2019, aveva portato all’apertura di un fascicolo a Genova nei confronti del pm e dei finanzieri che avevano condotto la prima tranche di “cattedropoli“ (indagine chiusa con l’archiviazione), e, distintamente e successivamente, anche all’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di un altro magistrato, il pm Paolo Barlucchi, colui che con la sua denuncia (la cui identità avrebbe dovuto restare coperta dalle garanzie del whistleblowing, ma non lo è mai stata) aveva innescato quegli accertamenti su presunte lacune nella conduzione delle indagini sui "baroni" della medicina fiorentina.
Barlucchi (a Firenze fino a qualche mese fa, oggi in procura generale a Perugia), era accusato di illeciti disciplinari nei confronti dei suoi “superiori“, divergenze sorte nell’estate del 2019 nella gestione dell’inchiesta sui “baroni“ della medicina fiorentina.
Tra questi cinque capi d’incolpazione, anche l’aver preteso l’astensione dal ruolo di “supervisore“ del procuratore aggiunto Luca Turco (oggi capo fino alla nomina del nuovo procuratore) quando, tra le esigenze investigative dell’inchiesta sui concorsi, sopraggiunse quella di interrogare la sorella di Turco, Lucia, che nel 2019 era direttore sanitario di Careggi.
Barlucchi rinuncerà poi all’inchiesta - quando il "vincolo di conferire" era passato in capo ad un altro Aggiunto - senza aver sentito a sommarie informazioni la Turco e senza inoltrare, dice l’incolpazione, tale richiesta al nuovo supervisore.
Questa è stata ritenuta una mancanza, per la quale è stato condannato alla censura, la pena più lieve. Il pm è stato invece assolto per altre quattro incolpazioni concernenti i suoi rapporti con altri due Aggiunti della procura fiorentina, Gabriele Mazzotta e Luca Tescaroli. Quest’ultimo, è ancora oggi il titolare dei fascicoli su Careggi, l’inchiesta che proprio in questi giorni si è prepotentemente allargata in direzione del pediatrico Meyer. L’accusa, con il procuratore generale Simone Perelli, aveva chiesto una condanna assai più pesante: la perdita di sei mesi di anzianità.
Barlucchi, difeso da un collega magistrato, il giudice Paolo Micheli, pensa al ricorso in Cassazione per puntare all’assoluzione completa.
Del procedimento disciplinare a suo carico si è parlato a lungo, nei corridoi del palazzo di giustizia di Novoli. E’ stato anche una “discovery“ su quel clima di veleni e sospetti dentro l’ufficio, nell’era di Giuseppe Creazzo, su cui Genova aveva acceso i riflettori senza ravvisare illeciti. Una stagione non ancora superata: un finanziere, e principale teste della difesa Barlucchi, è sotto processo a Firenze, accusato di omissioni nell’indagine sui concorsi che avrebbero favorito la posizione di uno degli indagati, l’ex dg Monica Calamai. E’ il testimone che, al Csm, ha riferito che il pm Coletta, titolare del primo filone sui concorsi, non richiese l’intercettazione di un colloquio tra la sorella di Turco e uno dei prof che avevano denunciato anomalie a Careggi, perché l’"ottavo piano" (riferito al capo della procura, all’epoca Creazzo) non voleva.