FIRENZE
"Papà doveva essere curato e aveva ampie possibilità di regressione; invece è finito in una struttura ospedaliera che non ha saputo proteggerlo e che si è rivelata una trappola mortale". Il 26 maggio 2020 Luigi Taccone 65 anni, è morto nel reparto di terapia intensiva Covid di Careggi. Era entrato a Careggi il 4 maggio 2020 per una leucemia promielocitica. Dopo un iniziale trasferimento a Medicina Generale, dottoressa Poggesi, e dopo aver effettuato il 5 maggio tampone Covid con esito negativo, era approdato a Ematologia il 13 maggio dove era stato preso in cura. Il lavoro degli ematologi era stato ottimo tanto è vero, scrivono Armando e Diego, i figli dell’ingegner Tacccone nel loro esposto denuncia depositato in Procura, che "si poteva ipotizzare una regressione completa della malattia, come nel 90 % dei casi da quando è stata individuata la nuova terapia".
Dalla finestra ’blindata’ della camera che affaccia su un ballatoio esterno i familiari avevano constatato che stava bene, era vivace e allegro, mangiava con appetito i pasti in stanza. "L’ematologo Piccini ci aveva riferito che la terapia proseguiva positivamente, e che la prognosi era buona. Il 14 maggio 2020 era stato alloggiato nella stessa stanza altro paziente, più giovane, analoga tipologia di malattia, di nome Iuri. Le foto scattate in quelle occasioni sono le ultime immagini di nostro padre.
La sera del 20 maggio 2020 papà ha telefonato per dirci che al quinto tampone era stato trovato covid positivo. Dopo un giorno a malattie infettive e tropicali nostro padre fu trasferito al reparto Covid di terapia intensiva.
La mattina del 25 maggio fu sedato e intubato. E’ morto il pomeriggio del giorno dopo".
Il 26 giugno 2020 abbiamo saputo degli altri decessi di Iuri Bresci e di Elena Mariani nello stesso reparto. La Mariani peraltro era risultata covid positiva all’ottavo tampone.
"E’ evidente che non si può parlare di inevitabile fatalità in relazione alla morte di nostro padre e delle altre persone ricoverate nello stesso reparto che erano risultate ripetutamente negative al Covid , e che hanno, incredibilmente, ivi contratto il virus che li ha condotti a morte".
I figli poi passsano a elencare episodi che "testimoniano nel loro insieme una grave e perdurante situazione di mancato rispetto all’interno di Careggi o quantomeno dei reparti di ematologia e malattie infettive, di cautele e precauzioni volte a impedire la difffusione del virus". "Abbiamo scoperto solo il giorno 20 che il reparto Covid era situato non solo nello stesso edificio n.15, ma addirittura sullo stesso piano, sullo stesso fronte, insistendo i corridoi dell’uno e dell’altro reparto sul medesimo pianerottolo, ove si accedeva da un comune ingresso, accessibile da chiunque, anche attraverso il ballatoio esterno; le porte di accesso ai due corridoi sono sempre tenute ben aperte. Quel reparto Covid quindi è allocato all’interno di malattie infettive, che sfocia direttamente sul pianerottolo dove sfocia anche il corridoio di ematologia; con tutto quanto da ciò può derivare in punto di possibile ( inevitabile?) contaminazione fra i due reparti contigui.
"Non sta a noi indagare sugli aspetti epidemiologici: quel che vogliamo con forza sottolineare è che Luigi Taccone è entrato a Careggi dopo il lockdown, negativo a ben 4 tamponi Covid, per curare una leucemia a basso rischio ed ha invece ivi contratto, per falle del sistema ospedaliero eo negligenze degli operatori sanitari, un virus letale".am.ag.