ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Caos sui reperti medici, esami da rifare: scoppia la bufera

Perizie: servono 60 giorni. Il rebus del codice rosa

Soccorsi (foto di repertorio)

Firenze, 10 settembre 2017 - Gli accertamenti dovranno essere ripetuti. Tutti. Analisi da rifare ma sulla base degli stessi campioni, quelli dei primi prelievi effettuati all’ospedale di Torregalli. E’ lì che le due ragazze sono state visitate dai ginecologi giovedì mattina, dopo l’accettazione al pronto soccorso di Santa Maria Nuova, ospedale dove è stato attivato il ‘codice rosa’ (il percorso dedicato alle vittime di violenza), che però attualmente è privo del servizio di Ginecologia. Anche sul fronte del percorso sanitario e sui prelievi scoppia un caso, giudiziario e politico.

Perché il pubblico ministero Ornella Galeotti, titolare dell’inchiesta, non avrebbe condiviso la scelta della Squadra mobile della polizia di indirizzare a Santa Maria Nuova le due ragazze che hanno denunciato la violenza sessuale. E infatti è proprio il pm ad affidare le perizie genetica e tossicologica ai relativi centri forensi universitari con sede all’ospedale di Careggi. Dove, nel pomeriggio, sempre di giovedì, accompagnate da personale della questura, sono arrivate le giovani. Che lì, al Centro antiviolenza di riferimento regionale, vengono nuovamente sottoposte a visita e prelievi. 

Il problema è che la genuinità di un reperto, e dunque la sua validità scientifica, è legata al prelievo quanto più possibile immediato, dunque i campioni migliori sono ritenuti quelli rinvenuti a distanza più ravvicinata dall’episodio di violenza: per intendersi, nel sangue, le tracce di alcol e sostanze si diluiscono sino a scomparire con le ore che passano, così le tracce di liquido biologico si mescolano e si perdono. I centri di Tossicologia forense e di Genetica forense di Careggi per consegnare le perizie in procura hanno 60 giorni di tempo, ma sarà una corsa contro il tempo perché i sanitari dovranno rinvenire i reperti di liquidi biologici, sangue compreso, che ora sono nei laboratori dell’Asl. Con il rischio di non trovarli più: perché se non arriva un ordine contrario in tempo, in un laboratorio di analisi chimiche, le provette che contengono il sangue, non vengono conservate. 

Mentre nei centri di medicina forense i reperti vengono archiviati, trattenuti talvolta anche per anni. O, in ogni modo, sino alla chiusura definitiva del caso. Ma perché non sono valide le analisi effettuate all’Asl? Perché le ragazze sono state costrette a fare il giro di tre ospedali (dopo essere state accompagnate a Santa Maria Nuova sono state portate a Torregalli, poi sono tornate a Santa Maria Nuova e da lì portate a Careggi? Eppure per il Codice rosa che è attivo in tutti gli ospedali, la Regione Toscana e la Procura generale della Repubblica di Firenze hanno sottoscritto un protoccollo d’intesa nel 2011. Dunque prelievi, analisi e visite, referti e risultati fatti negli ospedali dell’Asl dovrebbero avere identico valore di quelli effettuati al Centro antiviolenza di Careggi. Diversamente il sistema sanitario pubblico dovrebbe dirottare tutte le vittime di violenza a Careggi, quantomeno per evitare alle vittime di ripetere più volte un percorso doloroso, se non per risparmiare inutili doppioni.