Firenze, sei cani avvelenati al parco di San Bartolo a Cintoia, tre sono morti

Due esemplari sono ricoverati in gravi condizioni e uno ha superato la crisi. L'ipotesi del veterinario: avvelenamento da stricnina

Firenze, 31 dicembre 2022 - Sei cani avvelenati nel giro di pochi giorni nella zona di San Bartolo a Cintoia. Tre sono purtroppo morti, due stanno lottando tra la vita e la morte in gravi condizioni nel momento in cui stiamo scrivendo, uno è riuscito a superare l’intossicazione anche se avrà bisogno ancora di una settimana di riposo per essere del tutto guarito. E il numero potrebbe aumentare, poiché le segnalazioni si stanno moltiplicando. Cinque di questi avevano frequentato nelle ore precedenti all’intossicazione il nuovo parco prospiciente il PalaWanny, tra i rioni di San Bartolo a Cintoia e Cavallaccio, mentre l’ultimo, nella mattina del 31 dicembre, le aree verdi di via dell’Argingrosso.

Nel parco sono stati appesi dei cartelli dai residenti che avvisano i proprietari del possibile permanere nel rischio. Ancora è ignota la causa dell’avvelenamento, anche se c’è il forte sospetto di bocconi avvelenati, si ipotizza da stricnina vista la sintomatologia.

“Una nostra cliente mi ha chiamato giovedì 29 alle 18,30 dicendomi che la cagnolina, una labrador di quattro anni, in perfette condizioni, sana, vaccinata, nessuna patologia pregressa, aveva delle strane contrazioni che sembravano convulsioni – racconta il dottor David Sacchi, della clinica veterinaria di viuzzo dei Sarti – Pareva epilessia, dalla descrizione, e le ho detto di portarmela. Arriva con la canina al guinzaglio, deambulava scodinzolante, era attiva e vigile, nessun segno neurologico né altro problema. Ho pensato che fosse un piccolo male (epilessia), passata la crisi, passato tutto. È stata con me una mezz’ora, non aveva niente di anomalo, è risaltata in macchina per conto suo e sono tornati a casa. Mi ha richiamato la padrona dopo un quarto d’ora dicendomi che la cagnolina aveva un altro attacco di convulsioni e le ho risposto che passavo subito da lei, abita qui vicino. Quando sono arrivato era già morta, rigida. Una morte così rapida, se non è un attacco di cuore, l’unico veleno che lo può fare è la stricnina, non ne conosco altri con tali effetti”.

Ieri poi, saputo del fatto, il padrone di un altro cane, un giovane schnauzer sanissimo, è andato in clinica riferendo che anche il proprio cane era morto la notte di Natale con sintomi del tutto analoghi. Sono stati poi riferiti i casi similari che si stavano verificando a chi aveva frequentato il parco nei giorni precedenti: quindi si è scartata l’ipotesi di una coincidenza incredibile di infarti, per accreditare quella di un avvelenamento da stricnina. Lisa, la padrona della labrador uccisa, ha parlato poi con un’amica presente al parco quel giorno con lei, scoprendo che anche la cagna di questa aveva avuto degli spasmi e delle contrazioni al rientro a casa, che tuttavia si erano risolte da sole.

Per la tragedia occorsa alla sua fedelissima compagna a quattro zampe, seppur non ha visto mangiare nulla ai giardini, Lisa suppone che abbia mangiato qualcosa di avvelenato: “Quel giorno aveva giocato con la pallina e si era divertita insieme agli altri cani. Sicuramente l’ho vista mangiare dell’erba, stavo sempre molto attenta a non farle mangiare niente – dice ancora tra le lacrime – Tuttavia era una labrador, giocherellona e vorace, non posso escludere che abbia mangiato qualcosa perché era sempre con il nasino ad annusare e cercare. In quel parco ci sono spesso avanzi di merenda dei ragazzi e lei li cercava, anche se io stavo attentissima…ma deve aver trovato qualcosa”.

Anche di un terzo cane ricoverato in questo momento in un altro ambulatorio veterinario, si sa che quel giorno aveva giocato nel parco di San Bartolo a Cintoia, ma al rientro ha cominciato a presentare convulsioni e un quadro clinico grave.

Anche se, premette il veterinario: “È un’ipotesi e non ne ho la sicurezza: non è la prima volta che vedo degli avvelenamenti da stricnina, ma non avevo mai visto riprendersi dalla una prima crisi, che di solito è quella fatale, riprendersi completamente e averne un’altra successivamente”.

Da scartare l’ipotesi del lumachicida, avanzato da alcuni proprietari di cani intervistati, per alcuni incidenti accaduti in passato in questa zona ricca di orti e giardini: Il lumachicida dà delle forme neurologiche come spasmi e convulsioni, ma durano tanto, non dieci minuti”, valuta il dottore. Anche il veleno per topi presenta un decorso più lungo: “Ci vogliono giorni, dà emorragie interne, si vedono petecchie, non sbavava e non aveva sanguinamenti”.

Sarebbero irrealistiche soprattutto le teorie, che stanno prendendo campo sui social, che le morti possano essere dovute a un avvelenamento da radiazioni: sta prendendo campo infatti la leggenda metropolitana che qui siano sepolti materiali radioattivi, ma in realtà non ne risulta traccia.

Si tratta della distorsione, avvenuta come nel gioco del telefono senza fili, di una ben diversa ipotesi non ancora chiarita e basata su ben altri presupposti, che emerse con un’interrogazione portata dal Movimento Cinque Stelle nel 2016, in cui si chiedeva all’amministrazione ragguagli sul possibile inquinamento dovuto a un supposto seppellimento di vagoni ferroviari contenenti amianto avvenuto a fine anni ’80. Indipendentemente dalla presenza di questi, le caratteristiche di un’intossicazioni da amianto non presenterebbero sintomatologie iperacute come quelle osservate nei cani vittima di questo avvelenamento. “Nell’avvelenamento da radiazioni avremmo trovato dei segni a livello cutaneo: fanno danni interni ed esterni – spiega il veterinario – Il cane fisicamente era perfetto, non presentava segni esterni”.

Intanto è stata chiusa l'area cani di piazza Paolo Uccello. Anche qui era stato trovato del cibo sospetto. 

Carlo Casini 

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