
Boboli diventa lo scenario dell’Apocalisse: da domani per quattro giorni, il giardino mediceo si trasforma nel teatro di una maxi rappresentazione itinerante per la regia di Riccardo Massai. "Apocalisse a Boboli. Visioni dal Libro di Giovanni", frutto della collaborazione tra Gallerie degli Uffizi, Associazione Archètipo ed Elsinor Centro di Produzione Teatrale, coinvolge oltre 100 artisti fra attori, musicisti, danzatori, performer in una narrazione a sei tappe in chiave contemporanea dell’Apocalisse biblica. Gli spettacoli saranno dalle 14 alle 17,30 da domani fino sabato, con la prova generale aperta al pubblico questo pomeriggio alla stessa ora. La visione è gratuita con l’acquisto del biglietto di ingresso a Boboli che facendo da scenario a questo evento, sottolinea il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, "mantiene viva la tensione tra giardino e città, tra origine e destino, tra colpa e redenzione e così facendo lo rende attuale per ogni spettatore".
Riccardo Massai, da dove nasce questo spettacolo?
"Da un’idea del direttore Eike Schmidt che un anno e mezzo fa mi ha commissionato questo lavoro, dopo il successo della ’Commedia’ di Dante. Anche in questo caso, l’intento è trasmettere materia alta e difficile in modo semplice e popolare, accolta, compresa e apprezzata da tutti. E’ importante riportare il grande pubblico a teatro con un prodotto accessibile e di alto valore. Nel prologo si mostra il luogo comune da cui tutti prendono spunto per immaginare l’apocalisse. Il viaggio ne ribalta il significato, superandolo e recuperando quello originario: rivelazione al cammino di salvezza per ciascuno di noi".
Perchè a Boboli?
"Boboli è un luogo simbolo, dove la creazione si rivela in tutta la sua perfezione; è luogo ideale dove poter rappresentare un ossimoro: bellezza e morte, caos e ordine. Apocalisse è una fine, ma anche una non fine, rinchiude il male come elemento necessario (e alla fine anche ’bello’). Mi considero un privilegiato per poter allestire i miei incubi e sogni in un luogo così prestigioso che ha fatto da palcoscenico, ormai purtroppo in tempi lontani, a molti maestri del teatro italiano e internazionale".
Lei, regista teatrale, in questo spettacolo unisce arti diverse con 100 performer: una sfida importante?
"La vita così acquista sapore, impariamo a sognare in grande per realizzare le nostre più impossibili visioni. Anche se non sono nuovo a imprese di questo genere, questa rappresentazione è del tutto particolare ed importante. La mia associazione Archètipo ha avuto in soccorso Elsinor centro di produzione teatrale per saper rispondere al meglio a questo compito affrontato insieme a tutto lo staff delle Gallerie degli Uffizi".
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