
Koyo Kouoh, scomparsa il 10 maggio scorso: la Biennale Arte 2026 resta la sua
Sarà la Biennale di Koyo Kouoh, nonostante la sua scomparsa il 10 maggio scorso all’età di 57 anni. L’appuntamento del 2026 con l’arte contemporanea in Laguna resta nel segno della critica d’arte camerunense arrivata con la famiglia a Zurigo a 13 anni, e diventata la prima donna africana a ricevere l’incarico di curatrice della Biennale Arte di Venezia, a novembre del 2024.
La scelta sulla 61ª edizione della manifestazione è stata annunciata ieri a Ca’ Giustinian, secondo il progetto da lei stessa definito, "per preservare, diffondere le sue idee e il lavoro svolto con dedizione fino all’ultimo", ha spiegato Cristiana Costanzo, capo ufficio stampa della Biennale, insieme allo staff curatoriale.
E infatti, appena l’ 8 aprile scorso, la Kouoh aveva trasmesso al presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco, la struttura del suo progetto curatoriale, denominato In minor keys, toni minori. Un titolo che evoca un universo di distinguo, di “voci“ che non gridano ma che sussurrano, per delineare contorni, istante e urgenze del vivere contemporaneo coperte dal frastuono assordante. "La realizziamo come l’ha progettata lei – prosegue Cristiana Costanzo –. La sua proposta è quella di un sussurro, di un sottovoce. I suoi toni minori non sono associati alla stranezza e alla malinconia come nella musica, ma a gioia e consolazione, speranza e trascendenza".
E questi sono anche i primi indizi della mostra, in programma dal 9 maggio al 22 novembre 2026 ai Giardini e all’Arsenale, per cui la Kouoh aveva già lavorato alla selezione degli artisti, all’identità grafica, alla scenografia degli spazi espositivi, alla scelta degli autori del catalogo. Il team della Kouoh – composto da Gabe Beckhurst Feijoo, Marie Helene Pereira e Rasha Salti, Siddhartha Mitter e Rory Tsapayi – porterà avanti le linee indicate nel progetto, che non sarà una litania di commenti su eventi mondiali, né un atto di fuga dalle crisi. Ma al contrario una proposta di riconversione con l’habitat naturale, il ruolo originale dell’arte nella società, quello soggettivo: "In minor keys è la successione di un viaggio che parla al sensibile, invitando a sognare, riflettere, meravigliarsi". Dunque, non una rassegna di denuncia né un rifugio estetico, ma un invito all’ascolto, alla sospensione, alla meraviglia, "un susseguirsi di viaggi entusiasmanti che parlano al sensibile e all’affettivo", seguendo "i canti di chi genera bellezza nonostante la tragedia, le melodie dei fuggitivi che riemergono dalle rovine, le armonie di chi ripara ferite e mondi", scriveva la Kouoh. Tutto ciò in sintonia con la visione del presidente Buttafuoco che ha ricordato come la Biennale faccia oggi quello che fa da 130 anni: "Realizza, mette a terra, edifica l’idea di un curatore per suggerire una strada. Ed è una strada precisa: il futuro. In Kouoh c’è la geografia disegnata da mappe nuove".
Annunciata poi la nuova partnership con Bulgari che dal 2026 sarà il partner ufficiale della Biennale. Per i dettagli si dovrà aspetta re il prossimo 25 febbraio.