"Non sono una persona che conserva i vecchi ricordi, quindi purtroppo non ho le mie pagelle. Forse è uno sbaglio perchè sarebbe bello ogni tanto riaprire un cassetto e trovare un pezzetto di quel periodo meraviglioso in cui eravamo piccini. Ma non è nella mia indole… e forse sono un po’ disordinato per conservare ciò che appartiene al passato". Lorenzo Baglioni, cantante, autore ed attore, è stato anche un insegnante di matematica.
Cosa ti viene in mente ripensando ai voti che prendevi da bambino?
"Una volta, a un tema, ebbi ‘appena sufficiente’ che, chissà perché, nella mia mente di bambino diventò un giudizio che ‘andava verso il buono’, che quindi superava la sufficienza. Non avevo proprio capito nulla! Tornando a casa, le mie speranze andarono deluse, perchè la mia mamma mi spiegò subito che avevo capito il contrario".
E le pagelle?
"Sono stato uno studente piuttosto diligente, quindi a casa ho sempre portato delle buone pagelle. Ricordo che un anno mi andò proprio di traverso un ‘buono’ ad educazione fisica. Avevo tutti ‘ottimi’ e ‘distinti’! Possibile il voto peggiore proprio a ginnastica, dove mi sembrava di andare decisamente meglio? Un mistero".
E cosa dire dei voti? Meglio un 5, un insufficiente o un giudizio esteso?
"Beh, sicuramente un bel 9! Scherzi a parte, questa è una domanda da un milione di dollari. O forse di più. Da una parte dico che è giusto esser valutati, perchè nella vita le batoste arrivano e, dunque, è positivo avere i primi dispiaceri sui banchi. Insomma, non si può sempre vivere in un limbo, sotto una campana di vetro. Mi rendo conto però che questi voti, anche un po’ sbrigativi a volte, per certi versi fanno più danni che altro perché tendono a far emergere delle fragilità e non a far capire al ragazzo che c’è da fare qualcosa in più".
Che fare, dunque?
"Forse l’ideale sarebbe puntare ai giudizi sintetici, come buono o sufficiente, accompagnandoli però con qualche parole di spiegazione. I giudizi estesi, con quelle meravigliose perifrasi che ci raccontano dell’alunno, sono davvero belli. Ma rischiano di generare confusione nei genitori e negli alunni, che comunque il confronto coi compagni lo fanno sempre".
Elettra Gullè