Barsanti, stop al registro elettronico : "Si torna ai compiti scritti sul diario. Alunni più autonomi e responsabili"

Il preside Mencatti: "Per un mese togliamo loro un alibi per guardare continuamente i cellulari". Ma il dibattito sullo strumento digitale è aperto: "Impossibile ormai farne a meno, i problemi sono altri".

Barsanti, stop al registro elettronico : "Si torna ai compiti scritti sul diario. Alunni più autonomi e responsabili"

Barsanti, stop al registro elettronico : "Si torna ai compiti scritti sul diario. Alunni più autonomi e responsabili"

Per quattro settimane, alla secondaria di primo grado Barsanti si torna all’antico, coi compiti scritti esclusivamente sul diario e non sul registro elettronico. I motivi? Molteplici: rendere i ragazzi più autonomi, togliere loro un motivo per stare al cellulare, liberare un po’ i genitori da alcune incombenze. Dal 19 febbraio, pertanto, nella scuola dell’Isolotto i professori non segneranno più i compiti a casa sul registro elettronico, ma li detteranno ai ragazzi e li appunteranno su un registro, rigorosamente cartaceo, messo in bella vista sulla cattedra. Fino al prossimo 15 marzo si farà questa prova. E chissà se, poi, non si decida di continuare ad utilizzare il diario che, adesso, il più delle volte resta immacolato. La decisione è stata presa dal consiglio d’istituto del comprensivo. "La motivazione di tale "esperimento" - si legge nella circolare, - è l’evidenza riscontrata che l’impegno educativo di docenti e genitori di limitare la dipendenza degli alunni dal cellulare sia in contrasto con il fatto che sia proprio la scuola a imporne, concretamente, l’uso, costringendo gli alunni alla consultazione frequente del cellulare stesso per sapere quali siano i compiti per casa. Oppure a dipendere dai genitori per l’espletamento di un compito che è solo scolastico". È vero che gli alunni "potrebbero benissimo prestare più attenzione ai docenti quando dettano o scrivono alla lavagna i compiti", ma il fatto che poi tutto appaia sul registro elettronico fa sì che il diario non venga proprio aperto. Capita addirittura che la classe non svolga i compiti, qualora un docente si dimentichi di scriverli sull’app.

Come dire: fa fede solo il digitale. Per questo, la Barsanti prova a rimescolare le carte e a tornare ai ‘vecchi tempi’, quando il diario bastava e avanzava e ClasseViva e Classroom potevano apparire più che fantascienza. Diciotto le classi che, almeno per un po’, dovranno perdere l’abitudine di controllare i compiti sull’app, che continuerà a svolgere tutte le altre sue funzioni, dalle assenze alla comunicazione dei voti. "E’ un sasso nello stagno, una prova che non vuol certo essere la soluzione ai mali della dipendenza da smartphone - dice il preside del comprensivo Barsanti, Marco Menicatti -. Noto che si stanno perdendo delle competenze di base. Ad esempio, chi è assente non ci pensa proprio a chiamare un compagno per conoscere i compiti. Perdiamo competenze, in nome della comodità. Così, noi vogliamo spronare i ragazzi ad ‘arrangiarsi’ un po’ e stimolare una discussione".

E gli altri dirigenti cosa pensano? "Fosse per me, userei solo il registro elettronico, perchè è comodissimo. Non vedo la necessità di tornare indietro - il parere di Francesca Cantarella, che guida il comprensivo Vespucci -. Io faccio adottare il sistema misto, app-diario, perchè ho molti genitori che non parlano italiano ed avrebbero difficoltà col registro elettronico, anche dal punto di vista informatico. I compiti scritti sul diario possiamo invece farli tradurre al mediatore… Insomma, personalmente non posso fare a meno della carta. Ma è un surplus di lavoro, soprattutto a inizio anno". "Io più che altro punterei a sperimentare situazioni in cui i ragazzi stanno per un po’ di tempo senza smartphone. Se andiamo a verificare, vediamo che su ClasseViva i ragazzi stanno pochi minuti al giorno - dice Ludovico Arte, dirigente Itt Marco Polo -. Ormai il registro elettronico è come il navigatore per chi viaggia: impossibile farne a meno. Sono comunque curioso sui risultati dell’esperimento. Sono il primo a dire che il problema dell’abuso di tecnologia c’è e va affrontato seriamente".

Elettra Gullè