REDAZIONE FIRENZE

Pagati 3 euro l'ora, turni di 14 ore al giorno per fare le borse: arresti e sequestri

L'operazione "Panamera" delle Fiamme Gialle nel campo della lavorazione della pelle: bancarotta, evasione fiscale e sfruttamento dei lavoratori

Guardia di finanza (Archivio)

Firenze, 9 giugno 2021 - Bancarotta fraudolenta, frode fiscale, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e sfruttamento dei lavoratori: sono le ipotesi di reato contestate a quattro soggetti nell'ambito della lavorazione contoterzi della pelle nell'indagine Panamera, condotta dalla Guardia di Finanza di Firenze. In carcere è finita una coppia cinese, ad altri due indagati è stato notificato il divieto di dimora.

Le ordinanze cautelari firmate dal gip di Firenze Angela Fantechi, su richiesta del sostituto procuratore Christine Von Borries, hanno previsto anche un sequestro preventivo per equivalente per 522.883 euro.

Al centro dell'indagine alcuni capannoni a Campi Bisenzio dove gli imprenditori cinesi, appartenenti alla stessa famiglia, sfruttavano manodopera straniera per la produzionme di borse e articoli in pelle.

L'indagine ha permesso di individuare una società romana, presente anche a Calenzano, che subappaltava le lavorazioni contoterzi a una società di capitali gestita da una coppia cinese, che a sua volta divideva le lavorazioni a ditte individuali che vivevano giusto il breve tempo necessario per produrre qualcosa, poi venivano svuotate lasciando grossi debiti con il Fisco: svuotate di liquidità, venivano subito sostituite da altre operanti negli stessi luoghi e con gli stessi macchinari e forza lavoro.

Gli investigatori definiscono "massivo" lo sfruttamento di lavoratori cinesi, bengalesi e pakistani, portati sui luoghi di lavoro e tenuti a lavorare per circa 14 ore al giorno, con una retribuzione media oraria di poco superiore ai 3 euro l’ora. Senza riposo, i pasti venivano consumati velocemente all’interno del capannone, dove erano presenti approssimative cucine alimentate da bombole di gas.

Nell’ordinanza, Il Giudice rileva che “emerge con chiarezza lo stato di soggezione e di sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori e del fatto che … dispongano degli stessi a proprio piacimento, arrivando a ipotizzare di farli lavorare di notte pur di effettuare le consegne prestabilite” e ancora che sussistono “gravi indizi in ordine ad una condizione di sfruttamento evidenziata da macroscopiche violazioni degli orari massimi di lavoro e dell’assenza di riposi, con persone ridotte a mera forza lavoro”.

La società di capitali e le ditte individuali che si sono succedute nel tempo tra il 2013 e il 2019 hanno maturato circa 589.000 euro di debiti erariali ed evaso imposte per 522.883 euro, mentre le indagini finanziarie hanno fatto emergere prelevamenti e bonifici per circa 1,2 milioni di euro.

Su istanza della Procura di Firenze, la società di capitali e due ditte individuali sono state dichiarate fallite dal Tribunale e, oltre all’accusa di caporalato, sono stati configurati, a vario titolo, reati di bancarotta fraudolenta, dichiarazione fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte nonché un’attività di raccolta e smaltimento illecito di rifiuti speciali, avendo abbandonato residui alimentari e bidoni di olio all’esterno della struttura.

Il giudice ha ritenuto di applicare la custodia cautelare in carcere per la coppia cinese poiché “le modalità con cui sono stati commessi i reati realizzati nell’arco di numerosi anni, con violazioni per così dire “a tutto tondo” nello svolgimento dell’attività di impresa realizzata ad esclusivo fine di massimizzazione del profitto in spregio di ogni norma di legge vigente, con totale evasione di imposta, evasione contributiva, e sfruttamento dei lavoratori, ed utilizzazione di prestanomi in modo da poter proseguire negli illeciti induce a ritenere indispensabile per la tutela delle esigenze cautelari la misura della custodia in carcere”.

L’ordinanza dispone il divieto di dimora nel comune di residenza con obbligo di permanenza notturna e divieto di espatrio per altri due soggetti di origine cinese, familiari degli arrestati, a cui si affianca il sequestro preventivo per equivalente per un importo di 522.883 euro nei confronti di questi ultimi, corrispondente all’evasione fiscale e integralmente assicurato attraverso il sequestro di alcune unità immobiliari.