
Firenze, 3 giugno 2023 - "Se non tirate fuori i soldi vedrete cosa vi succede". L’essere in compagnia di un amico, non era garanzia di sfuggire alla baby gang. In alcuni degli episodi contestati dalla procura dei minori al gruppetto di under 18 (compresa l’aggressione alla scuola Poliziano di viale Morgagni) oggetto dell’ordinanza del gip del tribunale dei minori Rosario Lupo, le vittime erano spesso in due. Ed entrambi hanno avuto la stessa sorte. Rapine compiute con adulta brutalità, anche se il più grande del gruppo compirà sedici anni a novembre.
Il loro terreno di conquista variava: il centro storico, Rifredi, la Fortezza. Non cambiava mai la determinazione con cui mettevano nel mirino i loro coetanei. "Dacci un euro", hanno intimato il 24 febbraio scorso a un ragazzino di non ancora quattordici anni. Lo hanno bloccato afferrandolo per il cappuccio della felpa, al primo diniego è volato uno schiaffo. Non presero nulla perché davvero la vittima non aveva niente in tasca. E forse perché fiutarono il pericolo sentendolo dire al telefono "mamma sono qui, sotto casa". E comunque, quello stesso giorno, hanno ricostruito le indagini, avevano già rapinato due amici che stavano passeggiando nella galleria sotterranea della stazione. "Se non tirate fuori i soldi vedrete cosa vi succede". Uno dei due “offrì“ subito i suoi dieci euro. L’altro invece non voleva assecondarli. E’ stato così aggredito, gli hanno strappato il portafoglio (e da lì hanno prelevato 20 euro) oltre a un paio di occhiali “Berska“ che aveva addosso.
Già, le griffe. Sono quasi un’ossessione e non si può escludere che quelle rapine servissero proprio a crearsi il gruzzolo necessario a fare shopping di scarpe, felpe, giubbotti - Nike, soprattutto - indossati anche nei colpi e riconosciuti nelle immagini delle telecamere.
Indumenti, in alcuni casi presi direttamente alle vittime, che probabilmente le rispettive famiglie d’origine non sono in grado di permettersi.
I due quattordicenni della gang, scrive il gip, "a dispetto della loro giovanissima età hanno in pochissimo tempo commesso numerosissime rapine a danno di coetanei, anche in pieno centro in orari non notturni e quindi incuranti delle reazioni delle persone presenti, dimostrando in tal modo una notevole determinazione e capacità a delinquere, prevaricando i propri coetanei con atteggiamenti violenti e minacciosi che sembrano essere per loro naturali". Ma la mission della giustizia minorile è anche quella di recuperare, oltre che punire. E sostenere genitori che, in alcuni di questi casi, si sono dimostrati inadeguati o incapaci - per vari motivi - ad occuparsi dei loro figli.
Per questo, laddove è stata scelta come misura il collocamento in comunità non terapeutica (uno invece è stato collocato nel carcere minorile), è stato fatto per "tentare di agganciare i ragazzi in un’ottica educativa e di ripristino di condotte alle regole". In questo intervento, anche il progetto di "continuare o ripristinare il percorso scolastico". Gli avvocati Sabrina Del Fio, Francesca Cartei e Sara Angelucci li hanno assistiti negli interrogatori di garanzia.