OLGA MUGNAINI
Cronaca

Asma grave, anche in Toscana il farmaco "salva-respiro” per i pazienti che rischiano crisi

In Toscana si calcola che il 10% dei pazienti asmatici soffra della forma grave

L'asma nei bambini può dipendere dai farmaci assunti dalla mamma - foto Ian Allenden/Alamy

Firenze, 26 ottobre 2017 - All’inizio è solo “un po’ di asma”. A lungo andare però quel poco si può trasformare in un tanto, che le terapie, tutte, compresi i corticosteroidi, non bastano più. Come dicono i pazienti, il dolore si può misurare. Ma non riuscire a respirare è qualcosa di devastante. Di asma cosiddetta grave in Toscana soffre il 10% dei pazienti asmatici, un numero non trascurabile visto che ogni crisi può essere fatale.

Molti sono giovani: uomini e donne, ancora attivi nel mondo del lavoro e nella vita sociale. Per loro, finalmente, a breve sarà disponibile una nuova terapia “salvavita”, la cui introduzione in Toscana è stata approvata nelle scorse ore: si chiama mepolizumab, ed è un anticorpo monoclonale umanizzato che blocca l’infiammazione eosinofilica, causa delle continue esacerbazioni della malattia.

Mepolizumab ha dimostrato negli studi clinici non solo di ridurre dell’84% la conta degli eosinofili nel sangue, e di conseguenza le riacutizzazioni in generale (53%) e quelle che determinano ricovero in ospedale o visite al Pronto soccorso (61%). Ma ha anche migliorato la funzione polmonare e ridotto della metà la dose giornaliera di corticosteroidi orali, farmaci che hanno un impatto pesante sulla qualità di vita dei pazienti, dovuto agli effetti collaterali: incremento di peso, aumento della glicemia, rischio di sviluppare osteoporosi.

Basti pensare che la prima fiala erogata in Italia questa primavera a Reggio Emilia ha salvato letteralmente la vita a una giovane donna.

“Il 10% della popolazione con problemi di asma soffre di una forma grave e difficile da trattare che costringe i pazienti ad assumere corticosteroidi per via orale, con tutti i problemi che una tale terapia comporta specie se è prolungata nel tempo – afferma Enrico Maggi, professore ordinario e direttore della Scuola di specializzazione di allergologia e immunologia clinica dell’Università di Firenze –. Da qualche anno abbiamo a nostra disposizione un farmaco biologico, l’Omalizumab, che riconosce le IgE cioè la famiglia di anticorpi rilevanti nelle malattie allergiche".

L’efficacia di questa terapia, si spiega però, ha alcune limitazioni legate soprattutto ai livelli (< 1500 UI/ml) di questi anticorpi nel sangue e al fatto che il paziente deve essere sensibile agli acari della polvere. Ma l’asma severa può riconoscere anche altre cause non necessariamente di natura allergica. Negli anni scorsi sono state acquisite evidenze sui diversi meccanismi alla base delle varie forme di asma, definiti fenotipi asmatici. "Il nuovo farmaco biologico, l’anticorpo monoclonale Mepolizumab – continua Maggi – è indicato nel trattamento dei casi di asma grave eosinofilica, che si caratterizza per la presenza di leucociti eosinofili nelle mucose bronchiali". Massimo Pistolesi, specialista in pneumologia al Policlinico di Careggi aggiunge: “Sto curando un paziente che resistente a tutte le terapie più comuni, con continui attacchi di asma e scarsissimi periodi di remissione, non totale. Abbiamo iniziato la terapia con il mepolizumab e allo stato attuale il paziente assume più steroidi o li assume a cicli molto meno ravvicinati, ma soprattutto gli eosinofili ematici sono sotto controllo. Questo è solo un risultato iniziale, dovremo vedere nel tempo se resterà costante". Maggi e Pistolesi sostengono che con una semplice iniezione sottocutanea da ripetere una volta al mese al dosaggio fisso di 100 milligrammi,la vita dei pazienti può cambiare radicalmente.