STEFANO BROGIONI
Cronaca

Omicidio Ashley, Cheik parla dal carcere: "Ero lì, ma non l’ho uccisa io"

Il senegalese accusato dell’omicidio racconta la sua verità

Cheik Diaw, il senegalese che ha ucciso Ashley Olsen

Firenze, 29 gennaio 2016 - "Ero lì ma non l’ho uccisa, cercate il vero assassino. Ho fiducia nella polizia e nei giudici italiani". Ha salutato così i suoi legali, nell’ultimo colloquio di sabato mattina nel carcere di Sollicciano. Cheik Diaw, senegalese di 27 anni, è accusato dell’omicidio della 35enne americana Ashley Olsen, trovata cadavere lo scorso 9 gennaio nel suo appartamento di Santo Spirito. E’ un appello a non fermarsi all’apparenza quello che il giovane ha affidato ai suoi difensori, gli avvocati Antonio Voce e Federico Bagattini.

Ma Cheik è stato con Ashley quella mattina.

"Lui non lo nega – rispondono Voce e Bagattini, al termine di una delle tante riunioni del pool difensivo –. Ha spiegato una sua dinamica del fatto che è perfettamente compatibile con quanto avvenuto fino a un certo punto".

Però afferma di non averla uccisa.

"Lui dice di essere andato via mentre lei era viva. Parlava, si muoveva, era un po’ dolorante. Lei gli ha detto: ‘vai via che voglio rilassarmi’".

Come l’avete visto in carcere?

"E’ teso e provato dalla situazione ma molto collaborativo, risponde a tutte le domande e ci spiega tutto. Ha ripetuto fino alla fine sempre la solita versione, senza mai cambiarla".

Quindi secondo voi cos’è successo dopo?

"Secondo noi va collocata una o più persone in quell’appartamento visto che non ci si può strangolare da soli".

Come fate a collocare altri arrivi? Dalle indagini svolte sinora non risulta.

"Intanto c’è una ciocca di capelli stretta nelle mani di lei che a qualcuno dovrà essere attribuita. Poi c’è una scena del crimine che evoca la presenza di qualcun altro. Qualcuno deve averle tolto le mutandine e i pantaloni dopo lo strangolamento. E non c’è alcun motivo di pensare che lo abbia fatto Cheik".

Lui ha detto di averla lasciata nuda.

"Lui è andato via, lei si è vestita perché forse aspettava qualcuno e comunque erano le nove e mezzo di mattina. E’ stata strangolata, dopodiché, chi l’ha strangolata, l’ha spogliata e se n’è andato".

Com’è stata strangolata?

"Non possiamo allo stato dirlo. Fatto sta che ci sono segni inequivocabili di strangolamento per la frattura dell’osso ioide e la cartilagine della tiroide".

Muore per lo strangolamento o per le fratture alla testa?

"Al momento non lo possiamo dire perché siamo in attesa degli esiti dell’autopsia".

Quali elementi possono cambiare l’attuale scenario ipotizzato dall’accusa?

"Dare la paternità alla ciocca di capelli diventa chiaramente importante, così come diventa estremamente importante stabilire l’orario della morte. E poi la scena del crimine, che è stata inquinata da terze persone intervenute su un corpo già in rigor mortis".

Secondo gli investigatori la ciocca di capelli apparterrebbe ad Ashley.

"Non sappiamo sulla base di quali elementi lo sostengano. Comunque chiederemo di fare tutti gli accertamenti di carattere scientifico sui capelli. A noi sembra poco verosimile che mentre veniva strozzata si strappasse i capelli. E di certo quelli trovati nella sua mano non sono capelli di un uomo di colore".

Dall’appartamento mancano diverse cose.

"Cheik ha preso solo il telefono cellulare che ha utilizzato con la propria scheda, manifestando assoluta incapacità criminale. Dalle perquisizioni a casa sua non è stato trovato nulla di ciò che manca da via Santa Monaca".